La seconda parte di “I am Anne Frank” si rivela decisiva nella economia della serie grazie alla scoperta della vera identità di Bloody Face, il maniaco della stagione. Andiamo con ordine: nella scorsa puntata abbiamo ricevuto un nuovo ospite, quella Franka Potente che una volta presentatasi al Briarcliff ha confessato di essere Anne Frank, ovvero la ragazza tragicamente scomparsa in un campo di sterminio nel 1945 (quindi temporalmente circa vent’anni prima degli eventi narrati nella serie). Anna, in realtà, una volta liberata dagli alleati, ha preferito mantenere il silenzio e continuare a fra credere alla società di poter pregare una piccola martire. Un modo per tenere vivo il ricordo della “soluzione finale”. Anna ha riconosciuto all’interno del Briarcliff Hans Gruper, ex medico delle S.S. che ora lavora al sanatorio e continua con oscuri e terribili esperimenti sugli umani e nel finale della scorsa puntata è riuscita a ferirlo, sparandogli a una gamba.
In questa seconda parte troviamo Suor Jude decisa a fare luce sul passato del Dr. Arden e per questo si rivolge a Sam Goodman, un cacciatore di criminali nazisti. Quest’ultimo le garantisce la sua piena collaborazione ma una volta fatto ritorno al Briarcliff, Jude fa conoscenza con un uomo che sostiene di essere il marito di Anna e che la donna non sia affatto la celebre autrice del diario ma semplicemente sua moglie, ossessionata, però, dalla storia nazista. Arden, percepito il pericolo, consiglierà all’uomo di far lobotomizzare sua moglie. Intanto si irrigidisce il rapporto tra lo stesso Arden, che aiutato da Mary Eunice alias il Diavolo è riuscito a far scomparire il corpo mutilato della povera Shelley (scorpiremo che Mary Eunice l’ha abbandonata in un parco giochi per bambini) e ora accusa la direttrice della struttura di negligenza non avendo preso provvedimenti contro Anna Frank nonostante quest’ultima lo abbia aggredito.
Sarah Paulson nei panni di Lana WintersOliver Thredson, intanto, riesce a far fuggire Lana dal Briarcliff e porta la ragazza a casa sua per quello che sarà il climax della puntata e forse della serie. Dopo alcuni secondi appare già chiaro che in realtà il dottore nasconde qualcosa e la giornalista, una volta notato un paralume formato con pelle umana essiccata (con tanto di capezzoli in bella vista), si dirige verso il bagno per finire in una sinistra camera delle torture con tanto di attrezzatura in perfetto stile torture porn. Ecco la scoperta: lo psichiatra, ovvero colui che sembrava rappresentare l’unica speranza, è in realtà il famigerato Bloody Face capace di assassinare diverse donne per poi strappare loro la pelle. La scoperta dell’assassino della serie coincide con la consapevolezza che Kit è innocente. Thredson aveva, però, fatto confessare poco prima il ragazzo (registrando tutto su nastro) e quella che sembrava una benevolenza clinica si trasformerà in una astuta condanna a morte per il povero Kit che verrà preso di forza e trasportato in prigione dove lo attende, probabilmente, la sedia elettrica.
La puntata si conclude con Anna Frank perfetta nel nuovo ruolo di moglie accondiscendente (molto sogno maschile americano, anni sessanta) mentre sullo sfondo si intravede una foto di Adolf Hitler con alle sue spalle proprio il Dr Arden.
Si conclude con il botto la puntata doppia di “AHS Asylum”, una serie che non sembra voglia scendere a compromessi là dove la speranza appare ancora più flebile, tra ingiustizie e tradimenti, I tanti personaggi negativi (dal Dr. Arden, a Bloody Face, alla posseduta Mary Eunice) hanno decisamente il sopravvento, mentre il gotico scenario visivo si arricchisce di un nuovo elemento grazie alla stanza in stile “Hostel” – del Dr. Thredson.
Nella prossima puntata, The Origins of Monstrosity, si scaverà sull’origine del male e sul passato di Bloodyface.
Voto all’episodio
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