“Shadow dancer“, rilasciato in Italia lo scorso 29 Novembre è l’opera di finzione del regista James Marsh, amatissimo e premiato per i suoi documentari (il bellissimo “Man on wire” si è aggiudicato l’Oscar al miglior documentario). La storia, tratta dal romanzo di Tom Bradby, che ha curato anche la sceneggiatura, ruota intorno a Collette (interpretata da Andrea Riseborough) che proviene da una famiglia legata ai terroristi dell’IRA. Quando Collette viene arrestata, dovrà fare una scelta difficile per salvaguardare suo figlio, diventando una spia per conto dell’MI5.
Non male davvero questo thriller, che regala una buona dose di suspense e di buoni momenti cinematografici. L’occhio del regista, solitamente documentaristico, riesce a creare in questa pellicola dei risultati visivi davvero buoni, riuscendo a cavare il massimo dai luoghi e dagli ambienti. Evidentemente esperto nel cogliere il meglio da un luogo, grazie all’esperienza accumulata con i suoi precedenti lavori, Marsh dipinge splendidi momenti che non fanno rimpiangere il tempo speso davanti allo schermo.
Disgraziatamente il cast delude un po’. La protagonista, Andrea Riseborough se la cava egregiamente, ma è come se fosse costantemente nel dubbio, insicura di ciò che sta facendo e questo in alcuni momenti traspare. Clive Owen, al solito è spento e tanto più si sforza di mostrare emozioni, tanto più le cose peggiorano. In compenso, Gillian Anderson alza un po’ il livello del cast con una interpretazione solida e ben costruita. D’altra parte la classe non è acqua.
In sostanza “Shadow dancer” è un buon film. La sua resa della Belfast del 1990 e di un periodo storico fra i più intensi e sanguinosi del novecento è davvero apprezzabile, specie il clima di tensione, di spasmodica attesa che qualcosa di orribile accada. La tensione che da sempre ha caratterizzato i rapporti fra Inghilterra ed Irlanda sono sfociati nel corso del Novecento in tutta una serie di sanguinosi scontri che si sono abbattuti, come al solito, più che altro sulla popolazione.
L’IRA, nelle sue svariate incarnazioni dal 1919 in poi, ha combattuto per l’indipendenza irlandese dapprima come esercito e poi, dopo la scissione del 1922, come vari gruppi paramilitari che per diversi anni, hanno annegato il Regno Unito di Inghilterra e Irlanda del Nord nel sangue.
In conclusione, un film godibile, che ha il grande merito di riportare l’attenzione su uno dei periodi più sanguinosi della storia recente, storie e orrori molto vicini a noi che tendiamo a dimenticare. Il regista di questo film ci regala tutto sommato un buon lavoro, costruito e prodotto con grande gusto e rispetto, ma che purtroppo perde un po’ a causa delle interpretazioni non proprio brillanti di un cast che, ad ogni modo, porta a casa la partita onorevolmente. Ottime le musiche, che grazie al cielo non solo un interminabile e prevedibile greatest hits di violini irlandesi.
Un altro poster promozionale per il filmAspettiamo James Marsh al prossimo lavoro, sia esso un documentario o un film di finzione, non importa. Un bravo professionista oggi come oggi è raro ed è meglio tenerselo stretto. Sperando certo che, nel frattempo Clive Owen si dia una mossa e che la sempre splendida Gillian Anderson si faccia vedere più spesso.
Voto:
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