Uno dei fumetti più apprezzati sbarca, per la seconda volta, sul grande schermo. Parliamo di Dredd il giudice – reso famoso nel 1977 da John Wagner e Carlos Ezquerra – di una violenta città futuristica dove egli ha poteri di Governo, Magistratura e Polizia. Nel 1995 è stato Sylvester Stallone a vestire i panni dell’eroe dei fumetti, per una trasposizione cinematografica firmata Danny Cannon. Il remake, in 3D, è invece realizzato da Pete Travis e interpretato da Karl Urban, Olivia Thirlby e Lena Headey.
Trama
Gli Stati Uniti d’America sono ormai ridotti a un agglomerato desolato e radioattivo. Nel mezzo del deserto sorge la città di MegaCity One che si estende da Boston a Washington e nella quale non vi è traccia di verde mentre il paesaggio è deturpato dalla vista di giganteschi grattacieli e infinite autostrade. Qui vivono i sopravvissuti del vecchio mondo, circa 800milioni di persone. Nella megalopoli caotica e violenta i tutori dell’ordine sono degli addestrati giudici – uomini e donne – del palazzo di giustizia. Loro hanno poteri illimitati, essendo al tempo stesso agenti di polizia e rappresentanti unici della legge.
DreddIl più celebre è Joseph Dredd al quale viene affidato l’addestramento della recluta Anderson, una mutante sensitiva. Insieme si recheranno nel complesso conosciuto con il nome di Peach Trees, uno dei distretti più pericolosi della città dove vive il boss della droga Madeline Madrigal, una crudele e determinata ex prostituta. Dredd e Anderson si ritroveranno all’interno di Peach Trees da soli, mentre gli uomini di Madeline hanno sigillato ogni possibile via d’uscita: nessuno può uscire o entrare dalla struttura.
Giudizio sul film
Nonostante sia un’adattamento cinematografico ispirato ad un fumetto, “Dredd” è composto da una struttura filmica che ricorda il mondo dei videogame, dagli spazi claustrofobici, ai dialoghi risicati fino a uno svolgimento con l’approccio tipico delle missioni, degli sparatutto e non solo. Più fedele al mondo originale, rispetto alla omonima pellicola interpretata da Stallone, “Dredd” è un action movie destinato a non sconvolgere il genere, né tantomeno aggiunge qualcosa agli scenari apocalittici già ampiamenti rappresentati dalla settima arte, eppure diverte e non poco grazie a una interpretazione onesta di Karl Urban, meno sfacciatamente eroico rispetto a Sly, e ad una ambientazione da città maledetta. Il “Dredd” di Pete Travis non può essere considerato un remake della pellicola del 1995, bensì un tentativo di restituire all’universo visivo di riferimento una più adeguata, ed onesta, rappresentazione cinematografica.
Nonostante uno script, firmato Alex Garland, che non resterà certo nella storia, piace – e non poco – l’idea della trappola, della mancanza di una via d’uscita, e la capacità di non lasciarsi trascinare in quelle che sarebbero state flebili e ridondanti smancerie tra i due giudici. Un finale piuttosto precipitoso – e scontato – rovina, però, in parte la rinascita del Giudice lasciando ben poco spazio alla suspense ma mantenendo viva la promessa di un flim gradevole e di intrattenimento. Da segnalare, infine, una preziosa ripresa in soggettiva (dal punto di vista della vittima) e un colpo di scena, nella seconda parte della pellicola, che contribuirà, non poco, alla sindrome d’accerchiamento vissuta da Dredd e della sua compagna.
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