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A Royal Weekend: la recensione

Nel giugno del 1939, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt (Bill Murray) si prepara ad ospitare Re Giorgio VI e la Regina Elisabetta d’Inghilterra (Samuel West e Olivia Colman) per un weekend presso la sua residenza estiva nel pittoresco e rilassante spazio denominato Hyde Park sull’Hudson.

La visita a casa Roosevelt segna la prima visita assoluta di un regnante Britannico negli Stati Uniti. Mentre la Gran Bretagna si appresta ad affrontare l’imminente guerra con la Germania, i Reali cercano disperatamente il favore di Roosevelt per ottenere il sostegno del governo americano.

Ma gli interessi internazionali devono giostrarsi con la complessa situazione domestica di Roosevelt: sua moglie Eleanor (Olivia Williams), sua madre Sara (Elizabeth Wilson) e la segretaria Missy (Elizabeth Marvel) avranno tutte un ruolo cruciale nel rendere il weekend reale un evento indimenticabile.

Visto attraverso gli occhi di Daisy (Laura Linney), vicina di casa e cugina di quinto grado di Franklin, questo weekend non solo creerà una relazione speciale fra due grandi nazioni, ma porterà Daisy ad aprirsi e a conoscere meglio le complessità e le varie sfaccettature di un grande uomo pronto a fare la Storia.

Bill Murray e Laura Linney in A Royal Weekend
Bill Murray e Laura Linney in A Royal Weekend

“A Royal Weekend” (banalizzazione del più sofisticato e affascinante “Hyde Park on Hudson” originale) è il classico film confezionato a tavolino, pensato e sviluppato come titolo da sponsorizzare durante la stagione dei premi (tentativo peraltro non andato a buon fine come dimostrano le nomination di questi giorni, dagli Oscar in giù).

“A Royal Weekend” è, infatti, costruito pressoché totalmente intorno alla figura di Bill Murray, attore sublime e sorprendente nel suo essere perfettamente a proprio agio in qualsiasi ruolo. Anche in quello del carismatico Franklin Delano Roosevelt, personaggio magnetico, debilitato dalla poliomelite, ma combattivo e costantemente con la risposta giusta al momento giusto.

Ma “A Royal Weekend” non va oltre l’illustrazione schematica, mai veramente sentita e in fin dei conti necessaria. Lo sguardo del regista Roger Michell (autore di “Notting Hill”) è tanto attento a non risultare agiografico e al contempo non eccessivamente critico da finire inevitabilmente con l’annacquare la resa di un personaggio di cui si intuiscono problematiche e complessità, trattate però con piglio sbrigativo e superficiale.

“A Royal Weekend” si muove in punta di piedi, cercando di restare il più politicamente corretto possibile, quasi privo di qualsiasi ambizione altra rispetto al compitino impeccabile, senza sbavature, ma anche privo di vitalità e di reali motivi di interesse.

Un dettaglio del poster di A Royal Weekend
Un dettaglio del poster di A Royal Weekend

L’intreccio tra la Storia e le storie di quei grandi personaggi che ne sono stati protagonisti è uno spunto abusato ma sempre affascinante e ricco di potenzialità: “A Royal Weekend” buca clamorosamente tali e si appiattisce su un livello di mediocrità grigia, mesta e dimenticabile.

Buone ma non straordinarie interpretazioni (Bill Murray al minimo sindacale, prova a non gigioneggiare troppo con alterni risultati; Laura Linney sprecata in un ruolo senza spessore, troppo passivo e monodimensionale) e qualche azzeccata trovata di una sceneggiatura che punta molto sulla componente dialogica non bastano a salvare un film sostanzialmente vuoto, accademico e poco ispirato come “A Royal Weekend”, pellicola che pone le basi teoriche per una serie di domande interessanti, ma non si sporca mai le mani per cercare di fornire risposte.

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