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Molto spesso, se si pensa alle grandi storie d’amore, le opere (cinematografiche) che più facilmente vengono in mente, non sono necessariamente le più riuscite a livello tecnico o narrativo, ma che in un modo o nell’altro si attaccano alla cultura ed ai sentimenti del tempo. Uno dei rovesci della medaglia però, è che alcune bellissime storie (non solo d’amore) finiscono per essere messe un po’ da parte o, peggio ancora, rischiano di cadere in un immeritato dimenticatoio. Pur non rischiando ancora una fine così iniqua, è comunque il caso di “Come eravamo“, di Sidney Pollack uno dei più bei film di tutti i tempi, rilasciato nel 1973.

Dalla seconda metà degli anni trenta al Maccartismo, fino ai primi anni sessanta, il film narra la tormentata storia d’amore tra Hubbell Gardiner (Robert Redford), giovane e bellissimo esponente della upper class bianca e protestante statunitense (WASP), e Katy Morosky (Barbra Streisand), ragazza ebrea, appartenente alla Lega dei Giovani Comunisti; conservatore e disimpegnato il primo, progressista e sempre in prima linea la seconda. La trama è articolata sugli alti e bassi della relazione tra i due, che hanno come sfondo una serie di fatti storici fondamentali, per gli Stati Uniti d’America e per il mondo, nel XX secolo.

La locandina originale italiana di "Come eravamo"
La locandina originale italiana di “Come eravamo”

Il film rientra in quella rara collezione di storie che non sfruttano il filo principale della narrazione (la storia fra i due protagonisti) per poter parlare dello sfondo storico (e nemmeno il contrario), anzi riescono a fondere le due cose in un perfetto mix, senza lasciare che l’una o l’altra parte riescano a prendere il sopravvento. Anzi il film ha il grande merito di essere uno di quei pochi dove i grandi cambiamenti del secolo scorso, a partire dagli anni sessanta, sono raccontati attraverso le vicende dei protagonisti, allargando quindi la storia da quella dei singoli individui, a quella delle popolazioni.

Il tutto senza naturalmente tralasciare l’aspetto più romantico della storia, che anziché portare sullo schermo un bel racconto di persone che si ameranno per sempre e sempre più felicemente, ci porta a conoscere una relazione molto più terrena e credibile, fatta di litigi ed incomprensioni, di passioni e di allontanamenti, ma che (soprattutto) è basata sul confronto fra due cervelli, due spiriti, con affinità ma soprattutto differenze, prima ancora che si parli di corpi. Cosa che attrae e respinge i due allo stesso tempo, come succede più realisticamente nella realtà.

Le prestazioni di Redford e della Streisand sono immense, davvero difficili da ripetere (anche per loro stessi), che con questo film, premiatissimo da pubblico e critica, confermarono definitivamente il talento della divina Barbra Streisand e lanciarono nel firmamento delle star un Robert Redford già reduce dal grandissimo successo de “La stangata“. Bellissimi ed estenuanti in una battaglia durata anni, che anche nei momenti più duri, non riescono a non lasciar trasparire quella forza invisibile che attrae le persone, più simile alla gravità che non ad una qualche magia.

Davvero ben diretto, congegnato ed eseguito, sotto ogni punto di vista, esemplare di un certo cinema che vorrebbe tornare e forse lo farà, ma che per adesso non c’è, rendendolo ancora più prezioso. Per tutti? No, assolutamente. Da vedere? Sì, assolutamente.

Voto:

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Andrea Lupia
Andrea Lupia
Scrittore, disegnatore, attore e poeta lo-fi.
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