“Il mago di Oz” (“The Wizard of Oz“) è un film del 1939 diretto da Victor Fleming. Il film è ispirato a “Il meraviglioso mago di Oz“, il primo dei quattordici libri di Oz dello scrittore statunitense L. Frank Baum. Regista della trasposizione cinematografica è lo stesso Victor Fleming che diresse “Via col vento“, uscito nello stesso anno, mentre la protagonista (Dorothy Gale) è Judy Garland, una delle attrici di maggior successo dell’epoca. Il film ha ricevuto molti riconoscimenti ed è considerato un classico della storia del cinema. Il primo regista de “Il mago di Oz“, George Cukor, fu allontanato dal set dopo un breve periodo (e sostituito da Victor Fleming) per essere assoldato come regista di “Via col Vento“, dove venne poi nuovamente sostituito dallo stesso Fleming.
Dorothy Gale (Judy Garland) è una ragazzina che vive con gli zii in una fattoria del Kansas. La piccola possiede un cagnolino, chiamato Totò, che, per l’ennesima volta, ha combinato un guaio: ha infatti inseguito il gatto della signorina Almira Gulch e, non appena questa ha cercato di acchiapparlo, lui le ha morso una gamba, riuscendo però a fuggire dalle grinfie della megera grazie all’aiuto della padroncina. La zia Emma, di fronte all’ennesima richiesta d’aiuto della nipote, le chiede di viaggiare meno con la fantasia e di trovarsi in un posto dove stare tranquilla. Dorothy allora, nella celebre canzone “Over the Rainbow”, sogna di trovarsi in un mondo magnifico, dove il cielo e gli uccellini sono azzurri, dove tutti possono vivere felici. Non sa che un tornado sta per abbattersi sulla sua casa, trasportando lei con tutta l’abitazione in un mondo sconosciuto.
Parte ormai dell’immaginario collettivo, specialmente grazie a questo film, la storia del mago di Oz è stata narrata in una enorme quantità di versioni ed adattamenti (la più recente presto al cinema), sebbene l’opera omnia di Baum rimanga sconosciuta ai più. Il film è uno dei più famosi della storia del cinema ed difficile trovare qualcuno che non abbia avuto occasione di vederlo, almeno una volta. Primo di una nuova specie di film, di cui fece parte anche “Via col vento” nello stesso anno, enormi progetti curati con enorme dispendio di risorse e di tecnologie, furono fra i primi esempi di Kolossal moderno ad essere realizzati a colori, caratteristica che lasciò di stucco il pubblico, contribuendo a farne uno dei film di maggior successo di tutti i tempi.
Il film è estremamente gradevole, sebbene cominci ad accusare un po’ gli anni, ed essere diventato un vero e proprio pezzo della storia del cinema, lo ha spesso confinato al di fuori di una fruizione regolare. In compenso, la fiaba ha permesso che il pubblico potesse vederlo con una certa frequenza sulle reti televisive, specie nei periodi di festività. Realizzato con risultati sorprendenti con mezzi sorprendentemente lontani dalle meraviglie tecnologiche odierne, il film è una storia di riscatto, avventura e conquista di se, attraverso il sacrificio sì, ma soprattutto attraverso la comprensione, tema un po’ latitante, nella maggior parte delle storie. Un classico senza tempo, che meriterebbe almeno una visione all’anno. Se non altro per ritrovare la strada di mattoni d’oro.
Voto:
[starreview tpl=16]