“California skate” è un film culto per gli appassionati di skateboard e i nostalgici degli anni ottanta e vede come ospiti alcuni degli allora giovani campioni mondiali di questo sport, quali Tony Hawk (Buddy e controfigura di Slater nelle scene in rampa), Tommy Guerrero (Sam), Mike McGill come controfigura di Slater nelle acrobazie in rampa e piscina, e Rodney Mullen come controfigura di Slater nelle scene di flatland (acrobazie sul posto con lo skateboard), e ancora Mark “Gator” Rogowski, Rich Dunlop, Eric Dressen, Lance Mountain, Mike Vallely, Chris Black, Ted Ehr, Natas Kaupas, Chris Borst, e Steve Saiz. Del 1989 diretto da Graeme Clifford, racconta di Brian, un ragazzo appassionato di skateboard, passa i pomeriggi insieme alla sua banda di amici in cerca di piscine vuote per compierci pericolose evoluzioni. Il fratello di Brian, Vinh, vietnamita adottato, classico bravo ragazzo serio e studioso, lavora part-time presso un video-shop che sostiene una associazione di volontariato per i paesi vietnamiti che lotta contro il regime comunista ed esporta cibo e medicinali.
Vinh scopre che questo traffico di beni verso il Vietnam è una copertura ad un commercio di armi; viene scoperto ed ucciso, ma il tutto viene fatto passare per un suicidio. Brian, incredulo, inizia ad investigare in cerca degli assassini e li scoverà; riesce a convincere un poliziotto dell’accaduto, che aiuterà lui e suoi amici a catturare e consegnare i colpevoli alle forze dell’ordine. Un piccolo film, che assieme ad un manipolo di altre pellicole ha caratterizzato le estati italiane prima di non essere più trasmesso (almeno non in orari normali), formando più o meno volontariamente il mito americano, a quei tempi fruito più attraverso la televisione che tramite il grande schermo.
Tralasciando il valore puramente cinematografico della pellicola, che porta qualche difetto piuttosto evidente (eccesso di attenzione nei riguardi della pratica dello skate a discapito della storia e finale politicamente corretto e fuori luogo, in particolare), il film ha rappresentato una delle chiavi di volta dello sviluppo dell’interesse nei confronti di una pratica sportiva che, al pari del surf, negli anni si è tramutata in una filosofia di vita in piena regola. Forse uno degli ultimi film dedicati all’argomento per molti anni a seguire, è definito (e non a sproposito) una specie di “Footloose” a rotelle, con tanto di scena di ballo in solitaria. Criticarlo oggi, sarebbe come sparare sulla croce rossa, specie dopo film come “Lords of Dogtown“.
E’ invece interessante, ed anche più piacevole, fruire di film come questi che ad oggi non vengono più prodotti o meglio, sono stati tutti ormai cannibalizzati dalle produzioni per la tv. Non si vive di soli colossal ed ogni tanto un film più piccolo e senza pretese, riempiva pomeriggi su Italia1 e Rete4 come poco altro sapeva fare. Se potete, recuperatelo. Se non altro per godervi dei veri campioni di skateboard alle prese con acrobazie che, sotto l’occhio rallentante della macchina da presa, qualche volta diventano vere opere d’arte. In movimento. Da rivedere, in ricordo degli scintillanti, ammiccanti, sfolgoranti, ma anche tristi e già nostalgici anni 80.
Voto:
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