Continua l’altalena qualitativa della serie “Hannibal” della NBC. La trasposizione televisiva del mito cinematografico dello psichiatra gourmet cannibale, il dottor Hannibal Lecter, intervalla ad episodi riuscitissimi delle vere e proprie sfide alla pazienza dello spettatore. Dopo il travaglio della quarta puntata, trasferita sul web e rieditata per lo stesso per rispetto alle vittime del tragico attentato dinamitardo a Boston e comunque di scarso impatto, con “Coquilles” purtroppo non ci sono state migliorie particolari. Questo quinto episodio infatti sembra essere vittima di una torbida debolezza di base, che si palesa da più punti di vista, per di più. Non solo il serial killer di turno finisce per auto eliminarsi sottolineando la scarsa utilità di Will Graham (Hugh Dancy), non solo la CGI di questo episodio riesce ad essere perfino peggiore del solito, ma addirittura i tragici sviluppi personali di Jack Crawford (Lawrence Fishburne) che scopre la moglie essere ammalata di cancro, non riescono a smuovere lo spettatore.
Il problema intrinseco della serie è sempre lo stesso. L’ambizione di utilizzare un preciso respiro nella narrazione, ha creato l’imbarazzante situazione di lasciare dei vuoti narrativi in alcune puntate che mal vengono digeriti da un pubblico abituato ad essere continuamente stimolato ad ogni puntata e che in questo riconosce la struttura del serial televisivo moderno. E’ infatti a causa di questa discrepanza, che lo stesso spettatore non riesce a dirsi soddisfatto di alcune puntate della serie, perché semplicemente decontestualizzate dalla storia principale, risultano effettivamente noiose.
Come ovviare a questo problema, dunque? Beh, in linea di massima, sarebbe più semplice dare fiducia alla serie, che porterebbe sicuramente novità interessanti e nuove dinamiche, una volta scoperta la vera natura dell’algido dottor Lecter. Alle condizioni attuali, pur essendo apprezzabile lo sforzo di condurre lo spettatore su più livelli di segreti, bugie e verità, l’equilibrio di una bella puntata e due orrende rischia davvero di compromettere il futuro della serie. Fortunatamente, a quanto pare, verso il finale di stagione la serie migliora in maniera esponenziale, quindi non è ancora tutto perduto.
Naturalmente, quello che auguriamo alla serie (e di conseguenza anche allo spettatore) è:
- Che Hugh Dancy entri in terapia per la palese condizione di narcolessia da cui è affetto.
- Che Lawrence Fishburne si lasci andare perché quando lo fa non ce n’è per nessuno.
- Che venga lasciato più spazio alle donne del cast.
- Che la splendida Gillian Anderson abbia qualcosa di più da fare che stare seduta in poltrona.
- Che Mads Mikkelsen…no, che continui così perché è assolutamente perfetto.
Riassumendo, una puntata incolore che fortunatamente sarà seguita da una sesta molto migliore (come vi dicevo, una buona e due no) e che purtroppo non fa molto, se non comunicare asfitticamente una serie di eventi che nell’economia generale della serie sono fondamentali, ma che nell’immediato della puntata in questione non riescono a far sollevare un sopracciglio a nessuno. Sempre ottimi score e fotografia, cosa che ad ogni modo fa ancora più rabbia per lo spreco. Cosa costava spendere una settimana in più per rifinire bene lo script, dico io.
Voto:
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