E’ considerato il film scandalo e al contempo rivelazione della scorsa edizione del Festival di Cannes, “Lo sconosciuto del lago” è un film di Alain Guiraudie ed affronta in maniera diretta, senza fronzoli nè artifici, due temi essenziali: eros e thanatos.
Abbiamo avuto modo di assistere alla presentazione del film alla presenza del regista, che ha trionfato a Cannes (Premio per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard) una vittoria insolita per un film dai contenuti così forti ed espliciti. Alain Guiraudie ha spiegato di aver deciso di raccontare il sesso e la natura e lo ha fatto nella maniera più semplice possibile, la prima cosa che si nota della pellicola è che non ci sono suoni in sottofondo, ma solo il rumore dell’acqua, il ronzìo degli insetti, le foglie degli alberi che si muovono con il vento. I protagonisti indiscussi sono gli uomini, esclusivamente uomini, e le loro azioni, tutto si muove prevalentemente sul piano psicologico e fisico, perfino il dove è ridotto all’essenziale: la location è solamente il lago, dove in estate tra la spiaggia e il bosco avvengono incontri e avventure omosessuali, tutto il resto non conta.
Un’altra delle caratteristiche che si notano è la staticità, il luogo è sempre lo stesso e non cambiano mai nemmeno le persone, perfino i posti in cui si sdraiano per prendere il sole, dove parcheggiano le macchine, ma il regista ha il merito di non rendere la staticità monotonia, riesce a regalare anche momenti di ironia e a strappare qualche risata.
Non sappiamo cosa succede ai personaggi al di là di quei momenti, una volta saliti sulle loro macchine, dopo il tramonto, quando indossano le loro scarpe e sono andati via. Cosa facciano nella vita è relativo, quello che serve ai fini della storia, è sapere cosa accade in quel preciso momento. Franck (Pierre Deladonchamps) frequenta spesso il lago e lì incontra l’affascinante Michel (Christophe Paou) e ne è subito attratto. Tra i due scoppia la passione, ma Franck ha visto il compagno uccidere un altro uomo e pur consapevole di quello che potrebbe accadergli, cede ai propri sentimenti e continua a vivere lunghe giornate appassionate al lago, cadendo in un vortice dal quale non riuscirà più ad uscire. Durante le sue giornate, farà la conoscenza di Henri (Patrick D’Assumçao), un uomo grasso e triste, che siede sempre solo e che prova piacere a parlare solamente con Franck; ci sarà poi l’ispettore Damroder (Jérôme Chappatte), che indaga sull’omicidio e che cerca di mettere più volte in guardia il protagonista.
“Lo sconosciuto del lago” non è impostato come un giallo, le carte sono scoperte: di Michel non sappiamo molto, ma conosciamo l’essenziale, il fatto che sia lui l’assassino non è un mistero che viene mantenuto fino alla fine del film. Franck ne è cosciente fin dall’inizio, è lui l’unico ad assistere all’omicidio e lentamente inizia a capire che Michel è realmente pericoloso. Tutti questi meccanismi rendono il film affascinante, fino al finale, che incute ansia ed un senso di asfissia. Il regista ha spiegato che esiste anche un finale alternativo, che però non ha voluto svelare, anche se questo sembra già abbastanza riuscito.
Per il resto, il film di Alain Guiraudie è stato sbandierato come film rivelazione di Cannes, ma tutto lo scalpore è dovuto alle numerose scene di sesso che compongono praticamente il 90% della pellicola. Qual è la linea di confine che separa il cinema erotico dalla pornografia? In questo caso è sottilissima e Guiraudie a mio parere l’ha superata abbondantemente, “Lo sconosciuto del lago” è un film pornografico a tutti gli effetti, eliminata quella parte immensamente esplicita rimane un buon film.