L’ultima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma si è conclusa tra le polemiche, anche per l’assegnazione del Marc’Aurelio a Tir, di Alberto Fasulo.
Ragionato come un documentario, con elementi di fiction, Tir è riuscito a battere la concorrenza dei ben più quotati “Her” di Spike Jonze e “Dallas Buyers Club”, film che ha permesso a Matthew McConaughey di vincere il Premio come migliore attore protagonista.
Trama
Branko fa il camionista per una ditta italiana di trasporti ma, un tempo, era un professore. Ora ha deciso di intraprendere una nuova professione perché ampiamente più pagata di quella tra i banchi. Da solo, o in compagnia del copilota Maki, è costantemente impegnato su strada e può solo sentire raramente la famiglia via telefono.
Giudizio
Fasulo sceglie una messa in scena di stampo documentaristico e agisce per sottrazione, impegnando la macchina da presa in una ripresa pressoché fissa dei due protagonisti della storia. Tir si muove lentamente, come l’omonimo mezzo protagonista del titolo, e le emozioni sono provocate soprattutto dalla osservazione dello spettatore verso un lavoro alienante. Situazione, purtroppo, vissuta da molti italiani nell’ultimo periodo tanto da lasciarci pensare che, in fondo, il protagonista della pellicola è un “fortunato” visto che un lavoro, seppur massacrante, ce l’ha. Ed è davvero una amara constatazione se si considera che per “sopravvivere” oggi si è costretti a turni di lavoro senza limiti di orario, lontani dal focolare domestico e con gli studi riposti in un cassetto.
La pellicola non ha particolari sussulti e questo la rende realistica, e aderente al genere che rappresenta, ma allo stesso tempo difficilmente fruibile dallo spettatore abituato a una trama che agisca per luoghi, mentre in questo caso si è costretti tra cabina del tir e magazzini , episodi, e in Tir di Fasulo l’agire quotidiano è terribilmente routinario, e personaggi, là dove nello svolgere della pellicola, invece, assistiamo a una odissea lavorativa “personale”, come se il mondo intorno si fosse fermato e osservasse impotente.
Ambizioso, ben girato ma decisamente inferiore alle altre pellicole in Concorso all’ultimo Festival di Roma.