David O. Russell, con un cast di attori già protagonisti de “Il lato positivo” e “The Fighter”, sfoggia probabilmente la sua migliore performance e si candida seriamente per essere tra i protagonisti nella prossima notte degli Oscar.
“American Hustle – L’apparenza inganna” prende ispirazione da un fatto realmente accaduto negli anni settanta quando l’FBI con l’operazione ABSCAM cercò di arginare il dilagante fenomeno della corruzione tra le alte personalità del Congresso degli Stati Uniti.
Trama
Irving e Sidney sono due abili truffatori che, appoggiandosi a una fittizia rete economica e presunti agganci bancari, hanno derubato disperati in cerca di un prestito finanziario che permettesse loro di evitare il fallimento. La gestione criminale della coppia viene interrotta dall’agente Richie DiMaso che proporrà loro una via di fuga: se i due lo aiuteranno ad incastrare delle personalità sospettate di corruzione, vedranno cadute tutte le accuse nei loro confronti.
Giudizio
“American Hustle” è probabilmente il film più riuscito di David O. Russell. Già affermatosi come uno dei registi più promettenti di Hollywood, il cineasta americano ci regala una pellicola di spessore, egregiamente messa in scena con i toni tipici della commedia. Nonostante si rida, grazie agli schizofrenici e a volte paradossali dialoghi tra i protagonisti, non mancano però le tensioni, gli inganni e i tradimenti in un film che non accenna a cali di ritmo e che incalza, soprattutto nel pirotecnico finale.
Al di là delle indiscutibili capacità attoriali di un cast stellare, quello che colpisce di American Hustle è la perfezione nei dettagli tanto da indurci ad osservare la pellicola come fosse un quadro d’autore. Un quadro dove ogni personaggio ha un colore acceso, dove il contorno è sfarzoso e luccicante, tra vestiti eccessivi ed improbabili parrucche d’epoca.
Nella prima parte viene dato ampio risalto alla storia di Sidney e Irving, una strana coppia di truffatori: lui con un agghiacciante riporto, lei dal fittizio accento british e dalla scollatura perenne, sembrano felici, a modo loro. Il primo lentamente dimentica la giovane moglie ma allo stesso tempo fa da padre al figlio di lei, la seconda può invece finalmente contare su una agognata stabilità economica. Tutti felici e contenti? No, perché Richard, agente dell’FBI “bamboccione”, che ancora vive a casa con la madre, è assai ambizioso e una volta incastrati i due ladri non desidera altro che vedere il proprio nome su tutti i principali quotidiani del paese. Quale miglior occasione, allora, dello smascherare un convulso giro di mazzette tra sindaci, uomìni del Congresso e spietati mafiosi? Il triangolo viene spezzato esclusivamente dalle incursioni della isterica moglie di Irving, una casalinga disperata con la passione per trucco, lampade – in versione domestica – e letture dozzinali.
Il disincanto e il grottesco d’inizio film vanno sempre più affievolendosi una volta dipanata la trama, con una atmosfera che richiama il cinema di Scorsese e un ritmo sostenuto e basato su un piano, o meglio, un inganno che fa molto Stangata, con Russell che non dimentica mai di mettere l’accento sulle fragilità dei protagonisti, da sempre, una delle chiavi del successo del suo cinema.