Olivier Dahan e Nicole Kidman forse se lo aspettavano un po’ ma probabilmente si erano augurati il contrario: “Grace di Monaco” ha suscitato qualche polemica fin da quando ne è stata annunciata l’uscita e Cannes l’ha punito.
Si è aperta la 67esima edizione del Festival di Cannes e il film di apertura, fuori concorso, è stato proprio “Grace di Monaco“, che racconta la storia di Grace Kelly, soprattutto nel periodo in cui il Maestro Alfred Hitchcock le propone di tornare sul grande schermo, poco tempo prima della sua tragica morte.
Ma nella storia raccontata sul grande schermo probabilmente c’è qualcos’altro che ha infastidito la famiglia Ranieri, che ha già criticato il film. Uno dei punti che più non andrebbero giù sarebbe il complotto di Antonietta Luisa Alberta Susanna Grimaldi ai danni del fratello Ranieri per favorire l’ascesa al trono del figlio. Un complotto sventato dalla stessa Grace Kelly, che sostanzialmente avrebbe salvato il regno.
L’attrice che la interpreta, Nicole Kidman, ha voluto replicare alle critiche:
Capisco bene che i figli vogliano preservare la privacy dei propri genitori, ma l’opera di Olivier Dahan la ritengo rispettosa. Al centro c’è la love story di Grace e Ranieri e nessuna intenzione malevola sulla loro famiglia e in particolare su Grace.
Il personaggio che la Kidman ha dovuto interpretare in effetti è parecchio impegnativo e ha richiesto molto lavoro:
Mi sono preparata per cinque mesi, ho potuto vedere tutti i materiali, e sono tanti, che esistono su Grace Kelly – ha continuato l’attrice -, è stato magnifico darle vita al cinema e scoprire tante cose di lei e di quel periodo. Nel leggere la sceneggiatura e nel girare il film mi sono emozionata tante volte. E anche se la sua storia è così fiabesca, quello che le capita è universale.
Stephen Dalton dall’Hollywood Reporter scrive:
E’ incredibile come Dahan abbia perso tutte le occasioni possibili per fare un bel lungometraggio. “Grace di Monaco” ha creato più dramma fuori che dentro lo schermo.
Sul Guardian invece il film viene definito “uno spot di Chanel lungo 140 minuti, però con meno delicatezza e profondità“.