Dopo un’attesa lunga 9 anni, Robert Rodriguez e Frank Miller sono tornati nella città del peccato. Sequel del film cult del 2005, “Sin City: una donna per cui uccidere” è la trasposizione cinematografica della graphic-novel di Frank Miller.
Distribuito in Italia da Lucky Red e al cinema dal 2 Ottobre, il sequel di “Sin City” intreccia le sue storie in quattro episodi: Una donna per cui uccidere, Solo un altro sabato sera, Quella lunga, brutta notte, La grossa sconfitta.
Quello che nel 2005 era stato un successo (con un incasso internazionale di 158 milioni di dollari), grazie alla sua ambientazione noir, la sua violenza fumettistica e una sceneggiatura entusiasmante, è stato sostituito stavolta da un film troppo scopiazzato, con niente di innovativo, e destinato probabilmente a declassarsi a flop al botteghino. Non a caso negli Stati Uniti ha incassato per ora solo 15 milioni di dollari.
Rimangono spumeggianti e sensuali Gail (Rosario Dawson) e Nancy Callahan (Jessica Alba), così come brutali e passionali sono Marv (Mickey Rourke) e Dwight McCarthy (Josh Brolin). Eva Green nei panni della femme fatale Ava Lord è una delle migliori sul set, mentre è sottile e quasi impercettibile il cameo di Lady Gaga. Intrigante il personaggio interpretato da Joseph Gordon-Levitt, fortunato ed arrogante giocatore d’azzardo, così come è maestoso Dennis Haysbert, chiamato a sostituire lo scomparso Michael Clarke Duncan.
Detto questo, però, Sin City non offre niente di nuovo, purtroppo. Dopo un’attesa febbrile, era lecito aspettarsi qualcosa di più di una semplice replica. La città del peccato è rimasta uguale, spaventata all’idea di scoprirsi nuova, incapace di dare una ventata di freschezza a un noir che anni or sono aveva ammaliato gli spettatori. Restano qua e là momenti di parossismo cinematografico: dalla sensualità pericolosa di Ava Lord alla malinconica presenza di John Artigan (Bruce Willis); dalla violenza di Marv alla presuntuosa eleganza di Johnny. Da un episodio all’altro si arriva a dei finali frettolosi, saltando in qua e là attraverso personaggi più o meno delineati. Il bellissimo e spietato “bastardo giallo” del primo Sin City lascia il posto al corrotto e potente Senatore Roark, troppo classico per essere un villain convincente.
Tra sprazzi di sangue ed effetti speciali eccellenti (impreziositi dalla visione in 3D), pare tuttavia che qualcosa non abbia funzionato in “Sin City: una donna per cui uccidere“. Il semplicismo sembra aver compromesso, per sempre, l’amata città del peccato.