Quando il mondo reale divenne una favola…
Sandra ha il volto stanco, profonde occhiaie cerchiano i suoi begli occhi azzurri. I capelli non lavati sono tenuti fermi in una misera coda bassa.
Un paio di stivali, jeans ordinari e magliette modeste, questi i vestiti che coprono il suo corpo lasso, l’andatura lenta e affaticata. Le pillole di xanax nella borsa.
L’attrice premio Oscar Marion Cotillard (La vie en rose, Inception, Midnight in Paris) è Sandra, magnetica protagonista di Due giorni e una notte, ultimo lungometraggio di Jean-Pierre e Luc Dardenne.
La storia, tanto drammatica quanto straziante nella sua realtà, è resa dal duo belga con una tale bellezza e delicatezza da lasciarci letteralmente incollati allo schermo.
La protagonista, giovane madre di famiglia e operaia in una piccola fabbrica di pannelli solari già in crisi per la concorrenza del mercato asiatico, al suo rientro al lavoro dopo un periodo di depressione, scopre che i colleghi, attraverso un voto, hanno deciso che dovrà essere licenziata, per poter godere di un bonus annuale di 1000 euro.
Si vocifera che il caporeparto abbia spaventato i lavoratori affermando che il gruppo potrà godere del bonus solo se una persona verrà lasciata a casa, e Sandra viene dai più additata come l’anello debole della catena, la depressa che non potrà mai ritornare ad una vita “normale”.
Potremmo storcere il naso a leggere di questa crudeltà e chiusura mentale, ma ancora una volta il duo francese ha usato come sua musa la nostra triste realtà: “L’idea per il film viene da storie accadute dove abitiamo, in Belgio, ma anche negli Stati Uniti, in Italia.
Per colpa della crisi economica il cinismo dei padroni ha costretto i lavoratori uno contro l’altro“, racconta Luc Dardenne, da anni impegnato in “storie di persone comuni che di comune non hanno nulla“.
Ciò che rende il film accattivante è il modo in cui ciascuno dei lavoratori risponde alla disperata richiesta di Sandra di cambiare idea e farla rientrare al lavoro. Ognuno di loro ha un validissimo motivo per volere questi soldi, ne hanno bisogno, proprio come lei.
Che fare dunque, quando la ragione sta da ambo le parti?
Fabrizio Rongione, al suo quarto ruolo per i Dardenne (L’Enfant-una storia d’amore, Il Matrimomio di Lorna, Il ragazzo con la Bicicletta), interpreta Manu, marito di Sandra, che con amorevole cura la spinge al confronto coi colleghi impedendole più volte di ricadere nella morsa della depressione.
Sandra-Cotillard, focus del film, in Deux Jours, Une Nuit, ci offre una delle sue migliori interpretazioni.
Fragile ma progressivamente sempre più determinata, da prova di incredibile verve istrionica: non è certo un caso se come prima collaborazione hollywoodiana i Dardenne, refrattari a qualsiasi logica dello star system ma anzi squisitamente neorealisti nella scelta degli attori, hanno optato proprio per la splendida Marion Cotillard.
Come in tutti i film del duo belga, una trama pesante e intrisa di drammaticità è trasformata in un dramma avvincente senza alcun ricorso a sentimentalismi o facili humor.Momenti degni di una commedia nera si alternano con naturalezza a una denuncia sociale del mondo del lavoro, che è però ottimista e, soprattutto mai falsa.