Paddington è piccolo orso peruviano che dalla verde terra natia giunge nella grigia metropoli londinese alla ricerca di una nuova famiglia.
Arrivato alla stazione di cui prenderà poi il nome si trova solo e abbandonato, la grande città non è ospitale e è colorata come l’aveva immaginata. Ben presto però, la famiglia Brown (Hugh Bonneville, Sally Hawkins, Madalaine Harris e Samuel Josin) si lascia intenerire dall’etichetta che l’orsetto porta al collo (“per favore, prendetevi cura di quest’orso.Grazie!”) e, non volendolo lasciare solo al suo destino, gli offrono un tetto caldo sotto cui ripararsi.
Dopo alcuni iniziali dissapori pare che le cose inizino ad prendere la giusta piega, fino a quando una malvagia tassidermista (Nicole Kidman) che lavora al museo di Storia Naturale, decide che Paddington dovrà entrare a far parte della sua collezione…
La storia del tenero orso bruno appartiene al cuore dei più piccoli fin dal lontano 1958, quando Michael Bond scrisse L’orso Paddington, una serie di racconti che riscosse un notevole successo: furono vendute più di 35 milioni di copie in tutto il mondo.
Dopo alcuni adattamenti per il piccolo schermo, tra cui una serie inglese diretta da Ivor Wood nel 1975, David Heyman (il produttore di Harry Potter), si è cimentato nell’avventura e ha regalato a tutti i bambini —e non solo— un compagno per le feste di Natale —il film uscirà nelle sale italiane proprio il 25 dicembre—.
Come si suol fare nelle storie per bambini la morale è in agguato: il simpatico orsetto —un immigrato, potremmo dire fuor di metafora— è un pesce fuor d’acqua, proprio come Oliver Twist prima di lui era giunto a Londra in cerca di casa. Inizialmente vessato da pregiudizi xenofobi a causa del suo aspetto diverso finisce poi per trovare amore grazie ai Brown, i quali pure sono soggetti ad una evoluzione psicologica ed emotiva, passando dall’iniziale diffidenza nei confronti di Paddington, all’accoglierlo in casa come un figlio.
Mr e Mrs Brown affrontano l’incontro con spirito a dir poco opposto: mentre lui è riluttante e si concentra prevalentemente sull’aspetto burocratico della faccenda, lei lo accoglie subito in casa. L’ostilitá iniziale del padre a occuparsi del piccolo ospite peloso é memore, come lo sceneggiatore Paul King ricorda, di quella di Charlot in Il Monello, inizialmente diffidente nei confronti del bambino. Ma allo stesso modo entrambi finiscono per fare qualsiasi cosa per il figliolo (ri)trovato.
Ottima è la resa spaziale e le location che Gary Williamson —scenografo— è riuscito a creare. Dopo le prime riprese in Costa Rica (luogo natale di Paddington è la giungla del favoloso Perù), la produzione ha cominciato a lavorare sui luoghi classici di Londra donando però loro un aspetto che li rendesse atemporali, un luogo senza età in cui anche un orso potesse sentirsi a casa. Questo spiega perché gran parte delle location sono state ricreate minuziosamente negli studios di Elstree e Leavesden, dove sono stati colorati con un non-so-che di fantastico e misterioso.
Sorprendentemente per il periodo di uscita e per la produzione, Paddington non è il classico filmetto natalizio per bambini, come anche l’uso dei colori dimostra. Ogni personaggio è identificato da una differente cromia, che la costumista premio Oscar Lindy Hemming è riuscita a rendere anche nei vestiti, e, agendo al livello subliminale, ne caratterizza abitudini e la personalità.