Come reagireste se vostro fratello vi dicesse che ha intenzione di chiamare suo figlio Benito? E cosa fareste se il vostro migliore amico, il vostro confidente, il compagno delle vostre chiacchere più sincere tutto d’un tratto vi svelasse di essere l’amante della vostra anziana madre?
Questi, alcuni degli eventi che Francesca Archibugi in Cena tra amici immagina possano sconvolgere quella che doveva essere solo una delle tante serate fra un gruppo storico di amici. Paolo (Alessandro Gassman), simpatico e frizzante agente immobiliare e la moglie Simona (Micaela Ramazzotti), sensuale scrittrice di un best-seller erotico, raggiungono Betta (Valeria Golino), sorella di Paolo, insegnante con due bambini e il marito Sandro (Luigi Lo Cascio), scrittore e professore universitario nella loro bella casa fuori Roma assieme all’amico d’infanzia Claudio (Rocco Papaleo), eccentrico musicista, che tenta invano di colmare gli squilibri delle due coppie.
Sarebbe dovuto essere il solito ritrovo, in cui Paolo avrebbe potuto sfoggiare il suo carisma e la bella moglie, Betta avrebbe corso tra la cucina e i commensali per servire gli ospit,i mentre il marito si vantava dei suoi meriti accademici battibeccandosi con l’amico, sotto lo sguardo severo di Claudio. Peccato che una semplice domanda sul nome del primo figlio che la coppia sta per avere sconvolge la serata, ribaltando i finti equilibri su cui le relazioni dei cinque amici riposavano da molto, troppo tempo ormai.
L’idea è estremamente interessante, peccato che il merito della regista sia stato solo quello di adattare a situazioni e battute tipicamente italiane una storia già nota. Per la sceneggiatura infatti Francesca Archibugi e Francesco Piccolo si sono semplicemente basati sulla pièce teatrale “Le prénom” di Alexandre De la Atellière e Matthieu Delaporte, testo su cui gli stessi registi hanno poi basato il film “Cena tra amici”, uscito nelle sale italiane tre anni fa.
Merito della regista è però quello di avere voluto fare cinema in un momento in cui l’industria della settima arte italiana riposa, per essere eufemistici, nell’oblio, e di essere riuscita ad ottenere la distribuzione dall’Indiana Production e dalla Lucky Red.
In poche settimane di riprese e di prove, regista e sceneggiatori sono riusciti a costruire l’identità dei protagonisti, estremamente ancorati al passato, come un uso maldestro e ridondante del flash-back evidenzia, spesso interrompendo la continuità narrativa dell’azione. Ognuno di questi personaggi è, a modo suo, ammalato del desiderio di fermare il tempo, faticando ad accogliere le novità e le diversità che l’avanzare degli anni porta con sé. Nostalgici dell’infanzia, di cui parlano alla stregua di una età dell’oro, la controversia che nascerà durante la cena, darà loro l’opportunità di liberarsi dai fantasmi del passato e lasciar affiorare in superficie gli aspetti più nascosti e i lati più velati del carattere di ciascuno.
Lodevole il tentativo di muoversi nella direzione di un cinema di personaggi, in cui sono questi a dirigere regista e copione, creando sempre nuove situazioni, in un flusso continuo di dinamicità e movimento narrativo.