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Adaline – L’eterna giovinezza: la recensione

Dopo essere miracolosamente rimasta ferma all’età di ventinove anni, portati con un’invidiabile — solo per i discutibili standard della moda d’oggi— presenza fisica, Adaline Bowman (Blake Lively), senza mai consentire ad alcuno di avvicinarsi a lei tanto da dover confessare il suo segreto, ha vissuto lungo tutto il Novecento.

Dopo un incontro fortuito e fortunato con l’attraente ma certo non carismatico Ellis Jones (Michiel Huisman), la vena romantica e passionale di Adaline si risveglia, seppur turbata della convinzione che non si possa amare veramente una persona senza potervi invecchiare assieme.
Durante un insolito finesettima con i genitori di lui (Harrison Ford e Kathy Baker), l’eterna giovinella decide di rivelare il segreto della sua bellezza impeccabile, riuscendo così ad amare veramente.

Sopravvissuta per più di otto decadi del secolo breve con la sola fida compagnia della figlia ottantenne (Ellen Burstyn), la storia di Adaline sfiora tematiche trite e ritrite nella cultura e nella cinematografia moderna e contemporanea, senza mai approfondirle o arricchirle con qualcosa di nuovo.
Pericolosamente in bilico tra un Benjamin Button al femminile o un Dorian Gray in abito da sera, l’eterna giovinezza di Adaline, idolo delle fan di Gossip Girl, viene addotto a uno strano incidente automobilistico durante il quale un incontro di forze fisiche (che, secondo la finzione scenica, verranno scoperte nel 2035) le consentono di modificare il suo corpo. Tale metamorfosi corporea come già in Lucy, Matrix e molte —troppe— pellicole di fantascienza o distopia sociale, vengono abbozzate, quasi si trattasse di un ipotesi realizzabile o, più probabilmente, di un pendio scivoloso lungo il quale stiamo lentamente inciampando.

La regia del giovane Lee Toland Krieger (The Vicious Kind, Celeste and Jesse Forever) segue superficialmente la vicenda narrata, senza sforzarsi minimamente di indagare psicologicamente i suoi personaggi, rendendo così un po’ più credibile una vicenda di per sé già fiabesca.
Se la Lively volteggia fra un cambio d’abito e un sorriso con un abilità poco attoriale e più consona al mondo dello show business, da cui in effetti proviene, la magistrale perizia istrionica di Harrison Ford viene svilita alla potenzialità di un mero caratterista, mentre vero mistero resta la scelta del co-protagonista maschile (Michiel Huisman), sul cui corpo la telecamera indugia quasi voyeristicamente, forse memore della sua scalata dalle stalle alle stelle (da Trono di Spade a co-protagonista maschile della campagna pubblicitaria per Chanel diretta da Baz Luhrmann, a fianco di Gisele Bündechen).

L’unico approfondimento della vicenda viene lasciato ad una fredda voce fuori campo, ironica nella sua totale innaturalezza, calata dall’alto quasi un deus ex machina, che guida lo spettatore tra i meandri e i salti temporali e narrativi ma non logici della vicenda.
Certo The Age of Adaline (al cinema in Italia dal 23 Aprile come Adaline-l’eterna giovinezza) è meno pretenziosa di pellicole come Un’altra giovinezza, ma è egualmente incapace di convincere o soddisfare coi risultati raggiunti.

A riprese aeree e panoramiche strabilianti sarebbe stata preferibile una fotografia più umile che accompagnasse però una sceneggiatura realistica e umana.

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Elogio al già visto - L'eterna giovinezza di Blake Lively

PANORAMICA RECENSIONE

Voto CineZapping

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