Dopo l’anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2015, durante il quale ha riscosso il premio speciale della giuria, e la presentazione europea nella sezione Panorama alla sessantacinquesima edizione del Festival Internazionale di Berlino, dove ha ottenuto il premio del pubblico; E’ arrivata mia figlia di Anna Muyleart, sarà distribuito nelle sale italiane a partire dal prossimo quattro giugno.
Mentre il titolo originale, Que Horas Ela Volta? (A che ora arriva lei?), è fedele al senso di attesa e mancanza che caratterizza l’andamento dell’opera, la traduzione italiana pare il preludio a una divertente commedia famigliare e si distanzia nettamente da quella inglese – The Second Mother -, che è invece capace di palesare fin dal titolo una delle principale linee guide dello sviluppo narrativo.
E’ arrivata mia figlia esplora il complicato labirinto di regole e differenze di classe ancora vive anche nella nostra democratica società occidentale – in questo senso l’ambientazione brasiliana non ci esime da alcuna onesta riflessione sullo stato delle cose anche nel nostro paese.
Val (Regina Case) è la donna di fatica e cameriera tutto fare della sofisticata “Donna Barbara” (Karine Teles) e del suo triste e annoiato marito Carlos (Lourenceo Mutarello), un uomo di mezza età rassegnatosi a vivere d’inerzia.
Val si occupa del figlio della coppia (Michel Joelsas), fin dalla sua tenera età. Sebbene Fabinho sia ormai un giovane uomo che si prepara all’università, l’età non gli impedisce di andare a reclamare coccole nel letto della domestica, alla ricerca di quell’affetto che l’algidità e la compostezza della madre gli hanno sempre negato.
Fabinho è diventato per Val un secondo figlio, un sostituto per la sua vera figlia, Jessica (Camila Mardila), che la donna ha dovuto lasciare alle cure di alcuni parenti più di dieci anni prima, per dedicarsi con dedizione al lavoro e avere i mezzi per mantenerla, seppure a distanza.
Il rapporto amorevole e sincero tra Val e l’unico figlio della famiglia è in netto contrasto con quello che lega Fabinho ai suoi genitori biologici: come mostrato fin dalle prime scene i tre preferiscono passare i pasti fissi sui piccoli schermi dei loro telefoni piuttosto che parlare.
Val, motore immobile dell’economia domestica così come degli affetti della casa e della crescita del ragazzo, è sempre ritratta con qualcosa in mano da pulire o nell’atto di eseguire uno dei tanti ordini che, come una moderna Cenerentola, le vengono impartiti dalla sua aspra padrona.
L’equilibrio dell’elegante casa verrà a rompersi quando l’efficiente Val sarà distolta negli obblighi lavorativi dall’arrivo della figlia, che mal digerisce il carattere succube e passivo della madre.
Jessica, forte di una coscienza sociale che le impedisce di essere inibita dalle sue umili origini, scardinerà lo status quo che la mano invisibile di Val aveva contribuito a creare lungo un decennio di fedele servizio.
Mentre ogni cosa tenderà ad annullare la differenza di classe cui Donna Barbara tenta strenuamente di aggrapparsi, i personaggi andranno via via incontro a una maturazione personale e politica che consentirà loro di emanciparsi da schemi retaggio di una cultura borghese vecchia e polverosa come il vassoio che un giorno Val romperà accidentalmente.
Lo sviluppo della vicenda, semplice e lineare, è funzionale a convogliare l’attenzione dello spettatore sulla narrazione della storia, di cui la chiarezza espositiva consente un’indagine profonda e attuale. Nonostante le due ore di lunghezza, la pellicola scorre veloce e briosa grazie a una sceneggiatura brillante e non convenzionale, sorretta da una recitazione non verbale di rara bravura.
E’ arrivata mia figlia è un’opera originale e capace di sollevare temi importanti e delicati per mezzo di un linguaggio leggero e democratico senza cadere nel pietismo o nella trivialità, peccato solo per un finale sbrigativo e raffazzonato.