Dopo aver superato il finale shock della terza puntata di “Gomorra 2” è già tempo di immergersi nel quarto episodio, il quale vede protagoniste due figure femminili alquanto interessanti, Scianèl e Patrizia.
Ma andiamo con ordine. Rinnovandovi l’avviso di +++SPOILER+++, diamo una rapida occhiata a quanto successo nella puntata 4 di Gomorra da noi denominata “Profumo di iena“.
La iena a cui facciamo riferimento è donna Annalisa (Cristina Donaddio), detta Scianèl, sorella del defunto Zecchinett’ e figura di spicco del clan degli “scissionisti”. L’avevamo intravista nei precedenti episodi, ma stavolta la regista Francesca Comencini ci fa entrare nel suo micromondo di profumi, partite a poker e malaffari.
Scianèl: donna dall’eleganza coatta, di scarsa classe e dal linguaggio schietto. A prima vista può rievocare l’immagine di un’altro personaggio scomparso nella prima stagione, Imma Savastano, la moglie leonessa di Don Pietro. Ma come se ci leggesse nel pensiero è lei stessa, mentre conversa con la commessa di una boutique, a mettere le cose in chiaro scacciando ogni possibile riferimento.
La pantera è bell assaje, ma non conta nu cazz.
Invece ‘nmiezz e jene, a cummanná song e femmen…
La commessa in questione non è una ragazza qualunque. Oltre ad essere amica di Marinella, la fidanzata che la suocera Annalisa si porta dietro come una cagnolina, è anche un potenziale tassello per costruire il ritorno di Don Pietro Savastano nella sua città. Il suo nome è Patrizia (Cristiana Dell’Anna) e dal tatuaggio che porta al braccio possiamo già sbirciare un po’ il suo carattere: una testa di leonessa a rappresentare una donna che non si arrende, che combatte. Ma il marchio che porta sulla pelle è più profondo e significativo rispetto a quello delle criminali. Patrizia è una ragazza dal passato difficile, che dopo la morte del padre si è dovuta occupare dei tre fratelli trovando lavoro alla boutique.
Ma lei è anche la nipote di Malammore, braccio destro di Don Pietro, e purtroppo o per fortuna questi ha bisogno del suo aiuto. Lei, che è estranea al mondo criminale, pur di uscire da quella vita aspra accetta l’incarico.
Il “lavoro” deve guadagnarselo, Patrizia, che dietro uno sguardo spento cela un carattere molto deciso e determinato. Il suo compito è di sostituirsi agli occhi, la bocca e le orecchie di Don Pietro, adesso rifugiatosi dietro un tramezzo in un appartamento abitato da due anziani pagati per stare in silenzio. Lei deve fare la spola: deve portargli cibo e informazioni. Un lavoro non semplice da svolgere, infatti Don Pietro inizialmente la provoca e la offende con disprezzo. Ma d’altronde in questo mestiere gli errori e le debolezze non sono permessi, e il vecchio boss è ancora più attendo ad annusare ogni pericolo.
Un’altra che con gli odori ha grande dimestichezza è appunto Scianèl, la nostra iena che diventa però vittima immediata dei “messaggi” di Savastano. Il boss ha dato ordine di rapinarla e quando il colpo avviene lei reagisce come il suo alter ego animale: no, fa tutt’altro che “ridere“. Al contrario Scianèl reagisce d’istinto, va a caccia dello scagnozzo che l’ha umiliata rapinandola e senza troppi problemi gli dà fuoco.
Solo con l’intervento in extremis di Ciro il ragazzo si salva e rivela l’informazione che la donna, inebriata dal dolce profumo della vendetta, non gli aveva estorto: la rapina era un ordine espresso di Don Pietro, un chiaro messaggio per dire “sono tornato”.
L’Immortale è un uomo acuto e invita Scianèl a non ragionare più con l’istinto, come un comune “mastino napoletano”, per non fare il gioco di Savastano.
T’ha vulut dà nu schiaff in facc propr a te, pecchè o sape ca tu si comm nu mastin napulitan. Vide subbit rosso.
Come nel poker, Savastano sta cercando di far perdere la calma agli avversari. Ma Ciro non ci sta e vuole giocare le sue carte. Vuole vedere.
Se quello che cerca Don Pietro è la guerra, allora è meglio chiamare la pace.
Patrizia, l’occhio vigile del boss, deve riportare il messaggio. Nel frattempo lei si è tolta col fuoco la testa di leonessa che aveva al braccio, il tatuaggio che Don Pietro aveva criticato in uno dei loro primi incontri. Ma se questo particolare può farlo in parte felice, l’altro è molto più duro da digerire: non è lui il Savastano con cui gli Scissionisti vogliono trattare, bensì con suo figlio Genny, che in questo momento si trova in un appartamento a Roma. Inaspettatamente riceve una telefonata, forse la più importante di tutta la sua vita di criminale. Sul suo volto si leggono diverse sensazioni: soddisfazione, ambizione, sete di vendetta.
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