Abbiamo visto in anteprima “Jack Reacher – Punto di non ritorno“, il nuovo capitolo della saga, diretto da Edward Zwick, del personaggio creato da Lee Child nei suoi romanzi di grande successo.
Dopo “Jack Reacher – La prova decisiva“, ritroviamo Tom Cruise nei panni del protagonista, l’ex Maggiore dell’esercito americano Jack Reacher, che continua la sua lotta solitaria contro i cattivi, sfruttando i suoi personalissimi metodi. Muovendosi nell’ombra ed evitando tutto ciò che può renderlo rintracciabile, sfrutta le capacità maturate sotto le armi per risolvere ciò che nessun’altro potrebbe. Ad affiancarlo in questa avventura c’è il Maggiore Susan Turner, interpretato dalla bellissima Cobie Smulders (“How I Met Your Mother“, “Avengers“, “Avengers: Age of Ultron” e molti altri) che Jack dovrà scagionare. È infatti intorno ad una cospirazione che ruota l’intera trama del film.
“Jack Reacher – Punto di non ritorno” si muove con un passo regolare e non accusa momenti di stanca o di vuoto, vero miracolo degli sceneggiatori (Richard Wenk, Marshall Herskovitz e lo stesso Zwick) in questo periodo storico in cui scrivere una storia che non si perda in qualche palude narrativa sembra impossibile. Tom Cruise interpreta il protagonista con la sicurezza di un’esperienza maturata in decenni di carriera al massimo livello, ma in alcuni momenti sembra limitarsi a portare a casa le scene senza spendersi più del dovuto. Non che sia un difetto, ma la cosa contribuisce a peggiorare il problema generale del film e cioè il suo essere un po’ anonimo. È strano e un po’ straniante l’effetto che fa la visione di questo film perché tende ad essere un compito ben svolto e niente di più. È realizzato benissimo, con ogni cosa al suo posto e nulla di davvero criticabile, figuratevi che una volta tanto il cattivo muore in scena, eppure sembra nulla di più che una pellicola esempio del cinema d’azione. Una qualunque.
Jack Reacher – La prova decisiva, gli interpreti
Gli interpreti, a partire da Tom Cruise, ma soprattutto Cobie Smulders, sono tutti bravi e portano a casa il risultato, ma senza infamia e senza lode, senza che ci sia mai un momento davvero memorabile fra i tanti, davvero carini, presenti nella storia. Alcune trovate degli sceneggiatori sembrano riportare indietro ad un cinema di altri tempi, cosa che ci starebbe anche molto bene vista le peculiarità di storie e personaggi, ma lo fanno in un periodo in cui forse il sentimentalismo per gli anni ottanta sta diventando un problema. Alcune parti del film, che vorrebbero essere ispirate a un certo cinema d’azione, finiscono per essere solo molto telefonate (alcuni spettatori indovinavano in anticipo le battute).
In conclusione, “Jack Reacher – Punto di non ritorno” è un film che vale sicuramente la pena vedere, ma che potrebbe scivolare facilmente via dalla vostra memoria nel giro di pochi giorni.