Nel 1960 Alfred Hitchcock cambiava il modo di fare cinema con il suo più grande successo commerciale, “Psyco” e la storia di Norman Bates. Due anni dopo, sulla scia di quel successo, Robert Aldrich decise di portare sul grande schermo “Che fine ha fatto Baby Jane?“.
Basato sul romanzo di Henry Farrell, il film di Aldrich è uno dei thriller psicologici più famosi della storia non solo per la trama ma anche per le due protagoniste che lo hanno interpretato: Bette Davis e Joan Crawford. Fu quest’ultima a spingere per la produzione del film e mai casting fu più azzeccato, la rivalità morbosa tra le due sorelle protagoniste del film è molto simile a quella che c’era tra le due attrici.
Le similitudini con il capolavoro di Hitchcock non sono poche, in “Che fine ha fatto Baby Jane?” c’è perfino una signora Bates. Tralasciando questo, però, sono la suspense e la morbosità a governare l’intera pellicola, la cosa che risalta maggiormente è poi la credibilità degli attori, coinvolti in prima persona nei fatti narrati. È risaputo, infatti, che Anthony Perkins rimase segnato dal personaggio di Norman Bates (ed era predisposto ad esserlo, diciamo) e la storia non fu tanto diversa per la Crawford e la Davis. La rivalità tra le due dive di Hollywood era talmente tanta che sul set la situazione era infernale e si arrivò perfino alla violenza: Bette Davis colpì la collega alla testa così forte da rendere necessari dei punti di sutura. Joan Crawford temeva il confronto fisico con la rivale, al punto da chiedere l’ausilio di una controfigura per tutelarsi. Evidentemente non bastò, inoltre per tutta la durata delle riprese le attrici continuarono a farsi dispetti sul set, la storia è rimasta una vera e propria “leggenda” hollywoodiana, oggi raccontata da Ryan Murphy in “Feud: Bette and Joan“, dove le due dive sono impersonate da Jessica Lange (Crawford) e Susan Sarandon (Davis), con un’attenzione maniacale ai fatti e un’ottima scelta dei personaggi.
Che fine ha fatto Baby Jane? La trama
Siamo nel 1917, Baby Jane è una bambina prodigio, una sorta di Shirley Temple che registra sold-out nei teatri, il pubblico impazzisce per lei e per la bambola che la riproduce in versione fedele. Dietro le quinte c’è Blanche, la sorella, che coltiva il suo talento lontano dai riflettori, sottomessa dall’ego di Jane e incoraggiata dalla madre a non demordere, facendosi strappare la promessa di occuparsi di Jane in qualunque caso. Molti anni dopo, nel 1935, la situazione è notevolmente cambiata: per Baby Jane si è ribaltata, ad ottenere la fama è stata la sorella. La bambina prodigio che incantava il pubblico è rimasta un ricordo lontano, le performance di Jane Hudson non sono più considerate da nessuno, la vera star è la sorella. Ma anche per Blanche tutto cambia, a causa di un incidente che la costringe sulla sedia a rotelle. Rimane così segregata in casa, dipendendo totalmente da Jane, da sempre considerata responsabile della sua disabilità. Lo stato psicologico di Baby Jane si fa via via sempre più grave, la rivalità tra le due sorelle è sempre più stridente, per Blanche non c’è via di scampo e Jane continua a vivere come se fosse il talento precoce di un tempo. Come ogni thriller psicologico che si rispetti, c’è un momento in cui la situazione sfugge di mano e tutto degenera, in un capolavoro di suspense e interpretazioni che hanno reso “Che fine ha fatto Baby Jane?” un vero e proprio must.
Considerata la tensione già presente tra le due interpreti, quella tra le sorelle Hudson diventa ancor più credibile. Assistiamo al dramma di Blanche, imprigionata nella sua casa con una sorella sempre pronta a farle dispetti, fino a portarla allo sfinimento. Dall’altro lato, però, c’è il dramma di Jane e, nonostante tutto, non si può fare a meno di simpatizzare. Bette Davis, con il suo volto pallido, gli occhi spiritati, la riproduzione inquietante del look di una diva-bambina ormai scomparsa, è perfetta e riesce a trasmettere lo strazio provato dal suo personaggio, ormai dedito all’alcol. Nonostante Blanche sia presentata come la sorella buona, che ha mantenuto la promessa fatta alla madre molti anni prima occupandosi di Jane anche garantendole dei contratti a Hollywood, sappiamo che anche lei cova non poco rancore nei confronti di Jane. Impossibile pensare il contrario, si vede fin dai primi fotogrammi che fin da piccola Blanche ha dovuto acconsentire a vivere in secondo piano, nascosta nell’ombra della sorella, godendo dei riflettori solo per un breve lasso di tempo. Dopo una vita di cattiverie e segreti, le due sorelle trovano il momento per essere finalmente sincere l’una con l’altra. “In tutti questi anni avremmo potuto essere amiche”, dice una Jane ormai perduta, sotto il sole cocente della spiaggia in cui ritorna definitivamente bambina. All’apice della sofferenza la povera Blanche trova la sua liberazione, per Jane non c’è soluzione. Capolavoro assoluto.