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Addio a Paolo Villaggio, Fantozzi va in paradiso

Da anni ormai, periodicamente, a Paolo Villaggio toccava smentire notizie sulla sua morte ma purtroppo stavolta non si tratta di una bufala, l’attore genovese se n’è andato.

Diventato famoso per aver dato voce al ragionier Ugo Fantozzi, Paolo Villaggio aveva 84 anni e si è spento a Roma. A darne notizia è stata la figlia Elisabetta, con un post su Facebook in cui ha pubblicato una foto di quando era piccola e teneva il padre per mano, scrivendo: “Ciao papà ora sei di nuovo libero di volare“. Se ne va così uno dei più grandi attori comici del cinema italiano. Scrittore, sceneggiatore e doppiatore, Paolo Villaggio viene ricordato oggi per il ruolo di Fantozzi ma nella sua carriera ha collaborato con registi del calibro di Federico Fellini, Mario Monicelli e Lina Wertmüller. Grande amico di Fabrizio De Andrè, l’attore genovese si era diviso tra televisione e radio prima di esordire con il personaggio di Fantozzi, nato dapprima come personaggio letterario e che lui aveva definito “il prototipo del tapino, la quintessenza della nullità“. Un personaggio sfortunato, affiancato dalla moglie Pina, la figlia Mariangela e il collega occhialuto, il ragionier Filini e accompagnato sempre dal grande amore per la signorina Silvani. L’universo che ruota attorno a Fantozzi, il senza talento, grottesco ma sempre capace di sperare in un riscatto, lo conoscono tutti ed è stato un successo enorme: i “92 minuti di applausi” e la frase cult “La corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca” che ha involontariamente “distrutto” (nell’immaginario collettivo) un capolavoro del cinema come il vero “La corazzata Potëmkin“, la nuvoletta di pioggia che lo perseguita – sfiga perenne – è diventata proverbiale. Insomma, il ragioniere Ugo Fantozzi, quello che tutti alla fine arrivano a rinominare “merdaccia”, rappresenta un po’ tutti noi in formato caricatura, per questo il suo successo è rimasto intatto nel tempo.

Ma Paolo Villaggio non è stato solo questo, è stato un intellettuale – spesso grande provocatore -, ha fatto cinema impegnato e non è stato solo attore comico. Protagonista di “Io speriamo che me la cavo“, è passato dal sodalizio con Vittorio Gassman alla collaborazione con Fellini nel suo ultimo film, “La voce della luna“, che lo ha visto al fianco di Roberto Benigni; ha lavorato con Ermanno Olmi (Il segreto del bosco vecchio) e con Mario Monicelli (Cari Fottutissimi amici). Con disinvoltura è passato dal cinema d’essai a quello comico-demenziale di “Fracchia la belva umana“, le collaborazioni con Renato Pozzetto per la serie de “Le comiche”. Dai primi anni 2000 è apparso sempre meno sullo schermo per dedicarsi alla scrittura, passione mai spenta iniziata fin dai suoi esordi anche in qualità di giornalista-collaboratore de L’Europeo, dove praticamente nacque il personaggio di Fantozzi.

Paolo Villaggio non ha mai amato parlare della sua vita privata e, quando lo ha fatto, lo ha fatto poco e spesso inventando delle storie mai accadute. La morte è stato un tema ricorrente, parlando del suo funerale (raccontò divertito di un’astrologa che predisse la sua morte, sarebbe dovuto accadere nel 2002) disse che aveva già predisposto ogni cosa: “Ho già predisposto il finale. Verrò a passare le ultime ore a Sori, sulla Riviera ligure, dove sono tumulati i miei genitori, mi farò cremare e poi una ragazza giovane mi butterà nel mare che amo tanto. Altrimenti, se diventa complicato, ho già pronto un ristoratore di Sori che mi farà bollire. Ore, ore e ore“. Riprendendo uno dei titoli dei suoi film, Fantozzi sarà andato in paradiso? Villaggio era ateo ma, chi lo sa, magari sul volo dirottato scoprirà di ritrovarsi davanti al Buddha.


Il ricordo di amici e colleghi

 

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