Siamo andati a vedere in anteprima La torre nera, attesissimo adattamento cinematografico di una delle saghe letterarie più amate al mondo. Il 2017 come sapete, è l’anno di Stephen King. Da quando i produttori si sono ricordati improvvisamente dell’immane quantità di materiale prodotta dal Re del Terrore, hanno incominciato un’opera di adattamento massiccia e (purtroppo) dalle alterne fortune. Sebbene l’attenzione sia per il momento concentrata più che altro su It (da noi in uscita a ottobre), sono parecchi gli adattamenti che hanno visto la luce negli ultimi mesi, in particolare la serie The Mist e il film La torre nera diretto da Nikolaj Arcel. In ambedue i casi i risultati sono stati pessimi.
La torre nera è una saga letteraria composta da otto romanzi che narrano di Roland il Pistolero e di molti altri personaggi le cui vite ruotano attorno alla misteriosa Torre, che sembra essere cardine dei molti mondi fra i quali è anche la Terra. Come è facile immaginare, sarebbe impossibile racchiudere in un singolo film ben otto romanzi e nell’adattamento di Arcel non ci si prova nemmeno, anzi. Partendo dal materiale a disposizione si racconta una storia semplificata e che avrebbe anche potuto funzionare, se non fosse che non lo fa per tutta una serie di motivi abbastanza banali. I personaggi restano per la maggior parte del tempo bidimensionali e i pochi guizzi qua e là non bastano a migliorare la situazione. Sebbene gli attori svolgano egregiamente il loro lavoro, il risultato finale è molto blando, superficiale. Idris Elba non ha mai del vero materiale su cui lavorare ed è un gran peccato. Matthew McConaughey è un cattivo tutto di superficie, tutto moine e sguardi e niente di più. Si ha per tutto il tempo la sensazione di assistere a un prologo di qualcosa e poi è tutto finito. Ci sono quel genere di ingenuità che in un film così enorme e così rischioso sono quasi incredibili. Per dirne una, personaggi che si riprendono da un lutto terribile nel giro di tre inquadrature. E poi ribadisco, tutto troppo aleatorio, superficiale, fatto con lo stesso disinteresse che si potrebbe usare nel fare un compito a casa non particolarmente sgradevole, ma del quale non si aveva nessuna voglia, ma che viene inflitto a una classe molto vasta e con un livello di aspettative piuttosto alto.
Stephen King non è stato quasi mai trattato bene al cinema o sul piccolo schermo e le ragioni possono essere molte, anche se credo che la principale sia che quasi nessuno ha avuto la pazienza di calarsi in una poetica e in un linguaggio particolari come sono quelli del Re, senza capire che è proprio quella la fonte della magia dell’autore di Portland. La torre nera, il film, non riesce a uscire da questo circolo vizioso e, anzi, neanche ci prova. Si poteva perdere meno tempo a fare omaggi grossolani e inutili (la gigantesca scritta Pennywise, il numero di portale 1408, la serranda con scritto King e quant’altro) e dedicarsi a un lavoro meno frettoloso. Sebbene a malincuore, sconsigliato.