Negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom delle serie televisive, non c’è più nessuno che non ne abbia almeno una da seguire con passione.
Il mercato si è quindi modificato: il cinema sì, funziona sempre, ma le serie tv sono prodotti che permettono di avere guadagni sul lungo periodo e permettono anche una narrazione più lunga e articolata. Sorvolando sulla narrazione, che magari non ne ha troppo bisogno, il porno potrebbe cambiare formato e avere le sue serie tv? Potrebbe essere un’idea plausibile, come ha sottolineato il giornalista di Vice Mark Hay.
La riflessione è sorta lo scorso giugno, quando Netflix ha annunciato che avrebbe cancellato “Sense8“. I fan, lo ricorderete, hanno protestato a gran voce per molti giorni, finché la produzione non ha accontentato almeno parzialmente le loro richieste. La serie non avrà un’altra stagione vera e propria, ma un episodio finale. Le sorelle Wachowski, creatrici della serie, all’epoca sono state contattate dalla xHamster, casa di produzione di film porno. L’intento era quello di finanziare una terza stagione della serie, ma non quello di farla diventare pornografica. Una delle critiche principali che ci furono all’epoca della cancellazione era che forse Netflix era un servizio ancora troppo conservatore rispetto alle tematiche affrontate in “Sense8“. Di certo la xHamster non può essere definita allo stesso modo.
Come è successo spesso in passato, le case di produzione di film porno trovano spesso delle ottime strategie di marketing per farsi pubblicità, tra parodie e proposte folli. Nel caso della xHamster, come sottolinea anche Hay, sembra esserci davvero l’intenzione di espandere il mercato. Un segno chiaro è “Sex Factor“, il titolo dovrebbe già dirvi molto. Un reality/talent show in formato porno, che ha già quindi dato uno scossone ai soliti canoni dei film di genere. In “Sex Factor” i “talenti”, 16 in tutto, si devono sfidare in prove esplicite per ottenere come premio finale un contratto con un’importante major per diventare star del porno.
Per ribaltare la situazione attuale ci vorrebbe molto tempo e il problema principale, in quest’ambito, sarebbero i soldi. Dall’analisi di Hay comunque emerge un’intenzione di fondo da parte delle case di produzione di adeguarsi alle attuali richieste del pubblico. Non è da escludere, quindi, che potrebbero nascere portali e servizi come Hulu e Netflix, dedicati però agli amanti del porno o che comunque offrirebbero contenuti molto espliciti.