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La fine di How to get away with murder

Ecco come sono andate, più o meno, le cose quando gli sceneggiatori di “How to get away with murder” hanno saputo che avrebbero dovuto chiudere tutte le storie nella sesta stagione.

(È difficile immaginare uno scenario che non sia quello de “Gli occhi del cuore” di “Boris”, perché la serie con Francesco Pannofino racconta verità universali).

Reparto sceneggiatura

– Allora, Shonda ha detto che dobbiamo chiudere tutto. Annalise Keating non affascina più il pubblico come un tempo, Viola Davis si è stancata di portare la parrucca e sono morte già troppe persone. Con “Grey’s Anatomy” almeno la potevi buttare sull’ospedale, qua abbiamo il blocco dello scrittore fisso dalla terza stagione.

– Sì, ormai se ne sono accorti pure gli spettatori meno esigenti. Dovremo regalargli un finale col botto.

– Ci hanno ridotto il budget e abbiamo tre giorni per scrivere tutto.

– Ma come tre giorni?

– Sì perché dopo ci sarà una pandemia mondiale, ci dobbiamo sbrigare.

– Una pandemia? Ma che dici?

– Sì sì, non hai imparato niente da “Grey’s Anatomy”? Succedono cose un sacco brutte nel mondo.

– Ma…

– Tre giorni. Punto. Chiudiamo tutte le storie, tanto chi cazzo se lo ricorda cos’è successo prima. Dobbiamo creare confusione e spaesamento, così diranno “Wow, che trama intricata, è così intricata che non ci capisco nulla!” e puntiamo tutto sulla bassa autostima dello spettatore medio che, anziché dire che abbiamo lavorato malissimo, penserà di non essere abbastanza intelligente.

– Va bene. Sai quale tema non abbiamo approfondito abbastanza?

– No, quale?

– L’incesto. Buttiamocelo dentro. Una roba che a un certo punto un personaggio è fratello di almeno altre tre persone.

– Che ne dici di Frank?

– Ma si stava appena riscattan…

– Frank, è deciso.

– Ok, basta che facciamo una cosa.

– Cosa?

– Visto che possiamo cambiare le vite di questi personaggi, vorrei che almeno Bonnie fosse felice.

– Ma sei impazzita? La gente lo deve capire che non esiste la felicità, solo tu non lo vuoi capire. Dopo tutte queste tragedie ancora sogni? L’unica cosa che dobbiamo fare, è sottolineare il desiderio di riscatto di una donna nera, bisessuale, che nella vita ha avuto tanto successo ma lo ha pagato tutto. Donna. Nera. Mi raccomando, buttaci dentro questa storia anche dove non serve.

– Ok… Allora sai cosa? Visto che già tutti pensano che la serie sia ormai perduta, dobbiamo trovare un modo per incollare il pubblico allo schermo. Mettiamo la faccia di Wes, usiamo questo gioco del vedo/non vedo, del racconto/non racconto, sogno/realtà, presente/passato.

– La faccia di Wes?

– Sì, così uno dice “Ma come?! Wes è vivo? E mo’ che si sono inventati per farlo resuscitare come nella peggiore puntata di “Sentieri”?

– E che ci siamo inventati?

– Wes è sempre morto, è suo figlio che è proprio uguale spiccicato e che, imprevedibilmente, segue le orme del padre e quando apparentemente ha ancora 20 anni diventa un docente cazzuto, che fa le stesse lezioni di Annalise Keating e probabilmente si prepara ad una vita di distruzione, alcolismo e morte.

– Mi piace. Gli facciamo parlare un po’ di spagnolo? Secondo me non si parla abbastanza spagnolo in questa serie, i latinoamericani non si sentono rappresentati bene, gli unici che ci sono sono cattivi.

– Va bene, parla spagnolo. Ma dobbiamo giustificarlo ad uno spettatore attento. Qualcuno ci sarà.

– Eh, se ne sono andati in Messico, lui e Laurel. Quella porta sfiga, le hanno sterminato la famiglia, tutti quelli di cui si è innamorata, non ha più amici e che fa? Se ne va in ritiro in Messico, tanto possiede mezzo Messico e mezzo mondo.

– E perché suo figlio non è sfigato come tutti gli altri che le sono stati intorno?

– Perché è suo figlio: amore di mamma annulla la sfiga. Quindi sopravvive, però quel college è pieno di energie negative. Mamma mia, mi vengono i brividi solo a pensarci.

– Però potrebbe aprire a uno spin-off. Metti che poi ci tengono, Wes che non è Wes potrebbe avere una serie tutta sua. Comunque qua scrivi che Annalise vince la causa e si gode la felicità, la libertà, però deve essere tutto un tripudio di funerali. E dall’inizio alla fine facciamo vedere che nella bara c’è lei.

– E quando la facciamo morire?

– A un certo punto deve morì, come tutti. Però noi mettiamo la foto di quando era giovane, così facciamo pensare che muore in questa stagione, nel presente. Invece facciamo morire tutti quelli a cui vuole bene. Anche Frank, che è sia suo figliastro che suo nipote, cose strane.

– Mi stupisco che sia rimasto ancora qualcuno da far morire.

– E certo, ce le siamo giocate bene le nostre carte. E non scordarti la sorella di Sam, quella non la sopporto dalla prima stagione.

– Benissimo, fila tutto, credo che ci faranno una standing ovation dai divani.

– Un finale perfetto, perfetto.

Intanto, al reparto trucco:

– Ci hanno ridotto il budget, ultimamente Shonda è diventata un po’ braccino corto.

– Dobbiamo rendere i personaggi più vecchi di tipo vent’anni.

– Vabbè sono le regole base del trucco cinematografico.

– Abbiamo 5 ore per fare tutto.

– 5 ore a personaggio, intendi?

– 5 ore tutto il cast.

– Piglia la stessa parrucca per tutti, stessa sfumatura di grigio. A qualcuno taglio lungo, altri corto. Fagli due rughe arrangiate col didò.

– Ma quelli che dovrebbero avere 60 anni sono uguali a quelli che ne dovrebbero avere 40.

– Sei proprio una persona superficiale. È lo spirito quello che conta.

– Ma perché tutto grigio? Laurel a quarant’anni e con tutte le proprietà che il padre ha accumulato col sangue della gente non se la può permettere una tinta L’Oreal al supermercato? Uno shatush da una messicana in nero?

– 5 ore tutto il cast.

Fine.

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