Tiziano Ferro si racconta nel documentario “Ferro” disponibile dal 6 novembre su Amazon Prime. Nato da un’idea del cantautore e Beppe Tafarulo e scritto insieme a Federico Giunta, il documentario racconta la vita dell’artista fin dalle origini del suo successo. Tiziano Ferro, in primo piano, parla della sua vita senza fronzoli, ammettendo debolezze e fragilità come forse fino ad ora aveva potuto fare solo attraverso il canto. Ma le canzoni, si sa, vengono interpretate in maniera soggettiva: di fronte a questo documentario non ci sono dubbi e non ci sono edulcoranti, è Tiziano al 100%.
Non a caso, “Ferro” inizia a Los Angeles, durante una seduta degli alcolisti anonimi. Senza fare il giro largo, Tiziano Ferro esordisce raccontando i suoi problemi di alcolismo. Oggi un problema superato e un’occasione per restituire agli altri ciò che ha preso, un impegno quotidiano per ricordarsi che c’è sempre un margine di miglioramento e che bisogna sudarsela, la serenità. Da adolescente cresciuto a Latina, vittima di bullismo e alle prese con i disturbi alimentari, a popstar acclamata in Italia e all’estero: un peso corporeo eccessivo per il mercato discografico, un dimagrimento rapido e malsano, un vortice inarrestabile di eventi, la sessualità nascosta. Tiziano Ferro tocca molte problematiche, tanto personali quanto universali, e lo fa con grazia e delicatezza, senza però mai romanzare alcuna vicenda.
Proprio come è già successo per molte star di Hollywood, il cantante ha deciso di mettersi a nudo, rivelando eccessi e problematiche di un sistema che, visto da fuori, sembra tanto perfetto da far sognare milioni di persone. “Ferro” racconta l’altra faccia della medaglia, quella vera, sudata e lontana dalle copertine patinate. Racconta di un successo internazionale che si è portato dietro un enorme carico di stress, di un’omosessualità tenuta nascosta fino ai 30 anni per volere di una produzione che sconsigliava il coming out. E il momento liberatorio di quel coming out, arrivato con fatica e sofferenza, grazie anche al supporto del manager Fabrizio Giannini. La voglia di respirare, di trovare la libertà negata, per volere degli altri ma anche di se stesso.
Tiziano Ferro è un ragazzo sempre in fuga, che però sogna di trovare la stabilità. Ce l’ha negli affetti dei fan e in una famiglia solida, che lo ama, ma c’è sempre un pezzo che manca e lo trova nel momento in cui incontra Victor Allen. Il documentario racconta il loro quotidiano e si inserisce spesso in momenti abbastanza intimi della famiglia, dalle nozze al compleanno, per raccontare la semplicità che risiede dietro un artista che ha avuto – e ha – una carriera straordinaria. Il sistema del mondo dello spettacolo, ormai da qualche anno, continua ad essere smantellato e spogliato di quell’ipocrisia e quella perfezione forzata che lo hanno contraddistinto fino ad ora. Tiziano Ferro è pronto a scoprire ed accettare il bello della fragilità e vuole condividere la sua esperienza con i fan e le persone che lo circondano, inclusa una classe di ragazzi che imparano l’italiano ascoltando (e cantando) le sue canzoni.
Con grande umiltà e delicatezza Tiziano Ferro vuole lanciare un messaggio molto importante: bisogna imparare ad amarsi. Colpisce vederlo giovane, agli albori della sua carriera, in tutta la sua fragilità, che si vede ancor prima che tutta la storia venga raccontata. E colpisce vedere come quel ragazzino, oggi, sia finalmente diventato un uomo consapevole, che non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire la felicità che si è meritato. Per molto, forse troppo, tempo, la sofferenza è rimasta nascosta dietro il sorrisone contagioso del ragazzo di provincia, tradito da occhi che non rispondevano alle stesse emozioni. Il Tiziano Ferro di oggi è un uomo maturo che è ancora capace di commuoversi e la sua voce si spezza sul palco più importante d’Italia, quello di Sanremo, cantando “Almeno tu nell’universo”. È il cantante disperato dietro le quinte per non aver eseguito perfettamente il brano dopo mille prove, umile abbastanza da non capire che è questo che lo rende umano e al contempo speciale davanti al pubblico.
“Amore” e “casa” sono due parole ricorrenti nel documentario e sono due parole fondamentali nella vita del cantante, che ha finalmente trovato la sua parte mancante e che non si fa problemi ad ammettere che per raggiungere il risultato ottenuto ha dovuto fare una fatica enorme. Senza eufemismi, lo dice: “mi so’ fatto un culo così”, ricordato la sua prima volta a una riunione degli alcolisti anonimi e ricordandosi del coraggio che non sapeva ancora di avere. La cosa che non si può fare a meno di notare è che, anche se presente, la musica non prende mai il sopravvento e non rischia di diventare la vera protagonista. La stessa musica di cui Tiziano Ferro parla con adorazione, sostenendo che gli abbia salvato la vita. Ma lo sa lui e lo sappiamo noi, dopo aver visto “Ferro”, che il lavoro sporco lo ha fatto tutto da solo. Alla fine il cantante passa il testimone allo spettatore, continuando nell’impegno di cercare e coltivare la propria felicità ma adesso, consapevoli di tutto quello che può essere, tocca a chi fino ad ora è restato a guardare. Un respiro pieno e coraggio: la strada può essere in salita ma il meglio deve ancora venire.