“Soul” ha debuttato sulla piattaforma Disney Plus il giorno di Natale, pronto ad emozionare un pubblico di grandi e piccini (ma soprattutto i primi). Il nuovo film diretto da Pete Docter è leggermente diverso rispetto ai film a cui ci ha abituati fino ad ora la Disney/Pixar, con un tocco molto più realistico ma non meno emozionante dei suoi predecessori.
Joe Gardner (Jamie Foxx) insegna musica alle medie, i suoi alunni sono piuttosto svogliati e Joe pensa di aver sprecato la sua vita senza realizzare il sogno di esibirsi su un palco importante. Joe è un grandissimo appassionato di jazz, vive praticamente per questo, ma è proprio quando l’occasione della vita gli si presenta davanti, che la sua esistenza viene completamente stravolta. Dalle affollate e caotiche strade di New York, Joe si ritroverà nel complesso sistema dell’Ante-Mondo, un mondo parallelo in cui le anime si preparano a trovare il loro posto sulla terra. È lì, infatti, che vengono addestrate e preparate a sviluppare i loro tratti caratteriali e Joe si ritrova ad essere affiancato a 22 (Tina Fey). Solo un punto in più rispetto al tradizionale peso dell’anima umana, 22 è un’anima precoce che non ha mai capito perché l’esperienza umana venga considerata così affascinante. Da secoli, grazie al suo carattere impertinente, riesce a rimanere nel limbo dell’Ante-Mondo, rendendosi insopportabile agli occhi di ogni suo mentore.
Le cose, dopo l’incontro con Joe, andranno diversamente. L’insegnante appassionato di jazz aiuta 22 a cogliere la bellezza della vita sulla Terra. Prima di lui, la piccola anima ha avuto al suo fianco i più grandi mentori, da Lincoln a Orwell, passando per Gandhi e Madre Teresa. Grandi menti e nessuna di queste capace di motivarla davvero fin quando, catapultata a New York insieme a Joe, non scopre che la bellezza sta nelle piccole cose e lì si nasconde anche la scintilla – quella cosa di cui ha sempre sentito solo parlare – perfino nell’azione più naturale, come camminare. 22, come Joe, crede che gli altri se la cavino sempre meglio di lei e che per loro sia chiara fin da subito la scintilla che ne motiva l’esistenza: nella loro avventura insieme, i due protagonisti scopriranno che le cose non stanno proprio così.
Diversamente da quanto accade nella maggior parte dei film d’animazione, Joe Gardner non rappresenta l’eroe che raggiunge il grande obiettivo a tutti i costi. Joe è un eroe (se proprio così vogliamo chiamarlo) ridimensionato, che coglie il vero senso della vita dopo un lungo viaggio oltre il mondo reale, nell’avventura più ordinaria che si possa raccontare – resa straordinaria dalle sapienti menti di Pete Docter, Kemp Powers e Mike Jones. La vera motivazione non sta nel trovare un punto di riferimento in un protagonista che trova il coraggio di affrontare un grande mostro. In “Soul” il grande mostro di Joe sono le sue stesse paure e un’idea sbagliata che molto spesso abbiamo anche noi della vita. A questo si aggiungono le ossessioni e le manie che molti di noi sviluppano nel corso della propria esistenza, il mancato bilanciamento in quell’equilibrio precario che già si stenta a trovare. Joe Gardner ne è l’esempio lampante: la sua vita è stata risucchiata dall’ossessione per il jazz ed è quella, ormai, ad avere il controllo delle sue scelte e delle sue azioni. Significativa, a tal proposito, è la scena in cui Joe si trova dal suo barbiere di fiducia. Il protagonista rischia di entrare a far parte di quelle anime perse – che a volte ritrovano la retta via grazie a particolari illuminazioni, ma non sveliamo troppo. “Soul” ci racconta una banalità assoluta: la bellezza della vita sta anche (e soprattutto) nelle piccole cose, la scintilla non è necessariamente il grande talento o il grande traguardo raggiunto, non è un contratto a tempo indeterminato, oppure non è il contrario. Tutto questo dipende dai desideri dai sentimenti e dal percorso di ciascuno di noi, è una scelta soggettiva, che non dipende dalle aspettative altrui.
“Soul” è un altro gioiellino che porta la firma di Pete Docter e che per la sua struttura è sicuramente adatto a un pubblico più adulto. L’Ante-Mondo è sicuramente affascinante e divertente per i più piccoli, nonostante le sue regole complesse e una trama che sfocia nella filosofia, ma il vero messaggio arriva ai più grandi. La musica è il filo conduttore di tutto il film, con una colonna sonora da urlo che porta la firma di Trent Reznor e Atticus Ross e Jon Batiste per le parti jazz, privata delle canzonette orecchiabili e pronte a diventare tormentoni in stile “Frozen”. L’animazione, tanto per cambiare, è impeccabile ed è bello vedere l’alternanza dei diversi mondi (e letteralmente, delle diverse dimensioni), in un film che con estrema delicatezza racconta tutte le sfumatura dell’anima umana, ipotizzando quel che viene dopo – e perfino quello che viene prima. A prescindere dall’identità del protagonista, ma anche per numerosi altri dettagli e per il messaggio che trasmette, “Soul” è un film particolarmente inclusivo.
Con la solita e indiscussa bravura, anche stavolta la Disney/Pixar ha fatto centro. La squadra, capitanata da Pete Docter, è un gran forma. Forse non sono le vette di “UP” ma questa è un’avventura completamente diversa, sempre fantastica ma altrettanto umana, che tiene coi piedi legati per terra e non ci va volare via, invece, su una cosa legata a centinaia di palloncini colorati. “Soul” amplia il lavoro che era già stato fatto con “Inside out”, scavando nel mondo delle emozioni, regalandoci a tratti dei fotogrammi che sono pura arte. La cosa più bella di questo film rimane, però, il messaggio diverso che arriva: non più eccessivamente edulcorato, come ci si aspetta dalla Disney, e molto più realistico, oltre che reale. E per questo infinitamente più potente.