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Il mio amico in fondo al mare: la recensione

Nel 2010 Craig Foster ha iniziato ad immergersi nelle acque di False Bay, vicino a Cape Town, in Sudafrica. Tra le acque dell’oceano Atlantico, Foster si è imbattuto in un esemplare di polpo comune che però, per qualche motivo, ha attirato fin da subito la sua attenzione. Giorno dopo giorno, Foster ha costruito un vero e proprio rapporto di fiducia con il mollusco, riuscendo ad avvicinarsi sempre di più e creando un’insolita amicizia uomo-animale durata per quasi un anno. “Il mio amico in fondo al mare” è diretto da Pippa Ehrlich e James Reed ed è uscito su Netflix nel 2020, il documentario si è aggiudicato il premio Oscar. La storia di Foster ha commosso milioni di persone in tutto il mondo, non solo per il suo approccio delicato nel rapportarsi con la natura, in un misto di curiosità e anche di estremo rispetto, ma anche perché “My octopus teacher” permette di riflettere su svariati aspetti della nostra vita, oltre che su quelli della vita animale.

Nonostante il titolo italiano sia fuorviante, “Il mio amico in fondo al mare” ha come protagonista un esemplare di femmina di polpo comune. Craig Foster ne segue le vicende giorno dopo giorno per molti mesi, trascinando lo spettatore in questa sua avventura. Il polpo è un animale tanto diffuso quanto sottovalutato: sebbene la sua intelligenza sia un fatto noto, nessuno prima di Foster si era concentrato così tanto sulla singolarità della sua vita, peraltro estremamente solitaria. Nel corso dei suoi mesi di osservazione, Foster si è reso conto delle varie tecniche sfoggiate dalla sua amica in fondo al mare per difendersi dai predatori, per curarsi e procacciarsi cibo a sua volta. Il racconto di “My octopus teacher” è una straordinaria testimonianza su un piccolo essere vivente che nasconde dentro di sé un mondo affascinante e fino ad oggi rimasto segreto. E se tutto questo è venuto fuori solo concentrandosi per tutto questo tempo su un solo polpo, contando le migliaia e migliaia di specie presenti sul pianeta, quante cose ancora ci sarebbero da scoprire? La scienza, lo dice lo stesso Foster, compie progressi e fa nuove scoperte di continuo, eppure rimane sempre qualcosa di cui sorprendersi.



C’è sempre qualcosa da scoprire

Questo racconta molto bene di quanto ogni singola sfaccettatura del mondo che viviamo sia affascinante e meriti di essere approfondita. Siamo abituati a centinaia e centinaia di documentari che ci raccontano il mondo nella sua vastità, inclusi quelli dedicati al mondo sottomarino, da sempre popolato da creature affascinanti, dai colori e dai nomi bizzarri. “My octopus teacher” spiega molto bene l’esperienza di Foster, che racconta le emozioni nel vivere un’amicizia insolita, tanto quanto la sua quasi-ossessione di tornare, quotidianamente, a controllare lo stato delle cose. La paura di non rivedere più la piovra o il dilemma sul doverla proteggere o meno dai predatori. La scelta del protagonista rimane la più giusta: lasciare che la natura faccia il suo corso. Così come il polpo, Foster tiene memoria delle cose apprese in passato e, per seguirne le tracce, riporta a galla le tecniche dei cacciatori di orme imparate dal popolo di San nel deserto del Kalahari durante una precedente esperienza come documentarista.

Il mio amico in fondo al mare” porta con sé un commovente messaggio su quello che, in fondo, è il senso della vita stessa: tutto ha un inizio è una fine, dalla quale qualcosa di nuovo ricomincia. La natura è il tema centrale dal quale si dipanano, poi, tutte le altre tematiche, inclusa quella della salute mentale. Dal rapporto che Foster ha con la famiglia, in particolare col figlio, e il mondo in cui questa sua strana ossessione per un piccolo animale sia di fondamentale importanza per rivoluzionare tutte le sue relazioni. E di cosa abbia fatto scaturire, anche in un tempo successivo. Non a caso, il polpo del titolo, nella versione originale è definito “teacher”, insegnante. Ogni giorno ed ogni nuova scoperta, sono stati per Foster fonte di riflessione e di ispirazione. Anche da un essere talmente distante e diverso dall’uomo, l’uomo può imparare qualcosa. Così Pippa Ehrlich e James Reed hanno seguito l’incredibile vicenda, condividendo questa preziosa lezione con gli spettatori. Nel giro di pochi minuti vi ritroverete catapultati in questo particolare rapporto. All’inizio sarà naturale chiedersi “cosa diavolo sto guardando?” ma tutta la storia finisce col risucchiare l’attenzione. Insieme a Foster si rivivono le stesse preoccupazioni, le stesse ansie ed inevitabilmente si finisce per essere affezionati a lui e alla sua coraggiosa amica che popola i fondali in mezzo alla suggestiva foresta di kelp.

My octopus teacher” parla di una storia tanto particolare quanto universale, con estrema delicatezza, trasmettendo anche un importante messaggio di rispetto dell’ambiente e del mondo che popoliamo. Lo stesso mondo che, pur non vivendo momenti di dedizione estrema come Foster, proprio come lui dovremmo imparare a vivere davvero, come nostro ma senza abusarne, e non solo come visitatori. La fine di un ciclo, per Foster, ha significato lanciarsi verso nuove scoperte. Senza la crisi esistenziale vissuta prima di conoscere la sua insegnante munita di tentacoli, quando non si sarebbe nemmeno più avvicinato a una telecamera, probabilmente non avrebbe nemmeno immaginato di poter tenere un Oscar tra le mani. “Quello che ho imparato dalla natura voglio trasmetterlo agli altri” dice Foster, sul finire del documentario: “Ho ricevuto energia e voglio restituirla”. E così è stato.

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Delicato e commovente - Una riflessione sotto molteplici punti di vista, a partire dal rapporto uomo-natura.

PANORAMICA RECENSIONE

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