Di tutti i film che non riuscivamo proprio a vedere, No Time To Die è stato senza dubbio quello che ci ha fatto sudare di più. Visti i costi e i rischi già inevitabili in un progetto del genere, che con il problema Covid rischiava di trasformarsi in un disastro senza precedenti, il rilascio del film di Cary Fukunaga sembrava dovesse essere rimandato all’infinito ma ci siamo. Bond 25 è arrivato. Sebbene fra alti e bassi, il James Bond di Daniel Craig ha finito per convincere la maggior parte del pubblico. Da un inizio in cui molti storcevano il naso visto l’aspetto così poco classico della spia più famosa del mondo, si è poi arrivati a dover offrire al buon Craig cifre incredibili pur di continuare ad averlo nel ruolo. Quindici anni dopo Casino Royale, arriviamo a No Time To Die e ai saluti, che sono una parte importante, forse un po’ troppo presente, della pellicola.
Il film è lungo, due ore e quarantatré minuti che non diventano mai insopportabili ma restano tanti. Specie per un film di James Bond. Moltissimo di questo tempo è dedicato a Daniel Craig che pur non scadendo nella celebrazione, si percepisce aver ricevuto molto più spazio per essere Bond per l’ultima volta il più a lungo possibile. C’è molto, moltissimo, forse un po’ troppo, tutto ciò che è Bond e sebbene non arrivi mai a far storcere il naso la sensazione di strafare resta dietro l’angolo tutto il tempo. Il villain e la trama sono a mio avviso le due cose peggiori in assoluto. Il cattivo interpretato da Rami Malek non è male, ma pur cercando uno spessore, un valore, resta un anonimo, classico villain sfigurato e vendicativo da film di James Bond. Non male ma dimenticabile. Rami Malek stesso è stato più malvagio a interpretare come ha fatto Freddie Mercury. Per quanto riguarda la trama poi, nemmeno se fossi uscito con una pala e un metal detector e fossi andato a scavare negli anni ottanta avrei potuto disseppellire uno script di film di spionaggio più canonico di questo. Cattivo, arma fantascientifica da fine del mondo, missione antro dei cattivi, the end.
Non fraintendetemi, a me il film è piaciuto molto. Le scene d’azione, solo in parte viste nei trailer e nelle clip, non hanno nulla da invidiare agli altri film del franchise. A parte Christoph Waltz che fa sempre lo stesso personaggio in ogni film, il cast è straordinario. Craig per primo regala una stupenda interpretazione, che diventa brillantissima quando Bond e gli altri personaggi vengono in contatto creando alchimie irresistibili. Léa Seydoux (Madeline), Naomie Harris (Miss Moneypenny) e Ana de Armas (Paloma) sono delle Bond Girls perfette perché non si limitano ad essere contorno né escamotage narrativo per l’eroe. Sono personaggi a tutti gli effetti. E non cito volutamente come Bond Girl Lashana Lynch perché non lo è: lei è 007. E ha tutto, stile, presenza, capacità e carisma.
Non posso dilungarmi oltre senza correre il rischio di fare spoiler, quindi ecco cosa c’è da sapere. Bond 25 – No Time To Die è un buon film di James Bond, che rimane dietro a Casino Royale e Skyfall, ma si difende bene e regala un gran bello spettacolo. Paga il prezzo di essere un lungo addio, un film che si prende molto tempo per salutare questa incarnazione del personaggio rischiando di diventare stucchevole, ma per fortuna senza arrivarci mai davvero. Una dignitosa, affettuosa conclusione per una saga che spesso avrebbe potuto fare di meglio ma alla quale ci siamo affezionati lo stesso. È stato un piacere, Mr. Craig.
Da vedere assolutamente.