Il cinema di Jonas Carpignano punta la macchina da presa dove gli altri solitamente non guardano, ribalta i punti di vista e offre sempre una narrazione che discosta il più possibile dagli stereotipi. L’occhio attento del regista alle sfumature più complesse di una terra difficile da raccontare come la Calabria ha portato alla nascita di “A Chiara”. Dopo “Mediterranea” e “A Ciambra”, Carpignano rimane nella piana di Gioia Tauro e ancora una volta si avvale di attori non-attori per raccontare la storia della quindicenne Chiara (Swamy Rotolo) e il momento in cui la sua vita prende una svolta inaspettata, costringendola a diventare adulta prima del previsto.
I protagonisti di questa storia sono i membri della famiglia Rotolo, che nel film diventa la famiglia Guerrasio: ancora una volta Jonas Carpignano ha usato un legame costruito al di fuori dal set per poi riportarlo sul grande schermo, rendendolo funzionale al suo racconto. Il film inizia con la festa del diciottesimo compleanno della sorella maggiore di Chiara. Per un arco di tempo che sembra lunghissimo, Carpignano ci porta all’interno della famiglia, mostrando delle dinamiche di quotidiana normalità: le liti e le risate tra sorelle, le giornate della protagonista scandite da momenti che si ripetono – la scuola, la palestra, gli amici, la cena in famiglia – e sottolineano la sua adorazione per il padre. La vita di Chiara cambia completamente in una notte, quando ogni certezza crolla e l’immagine che aveva avuto fino ad allora del padre, viene completamente ribaltata. Con “A Chiara” Jonas Carpignano racconta una storia di ‘ndrangheta senza cadere nei soliti cliché e nei sensazionalismi che caratterizzano il cinema italiano quando affronta queste tematiche. Qui non è mai contemplato il rischio di trasformarsi in una fiction Mediaset sulla malavita, Jonas Carpignano scava più in profondità, mette la sua cinepresaa disposizione dello spettatore, permettendogli di guardare cosa succede in quel mondo, che è il mondo di Chiara, dove entra con passo felpato e senza mai un giudizio.
Sono le storie a parlare e, più ci si addentra in questa storia, più appare chiaro che le sfumature sono così intricate tra loro che destreggiarsi appare incredibilmente difficile – se non impossibile – soprattutto per una ragazzina di quindici anni. Con “A Chiara” Jonas Carpignano dimostra ancora una volta il suo incredibile talento di trovare attori non professionisti che sappiano dare forza al suo racconto. Se rispetto agli altri film i dialoghi sono migliorati, rimangono sempre scarni e ridotti all’essenziale: ogni parola è sapientemente pesata e definisce, rimarca e sottolinea il significato che il regista vuole dare a quella scena. E, soprattutto, non consente schieramenti, ma rivela punti di vista e prospettive di fronte ai quali ci si sente disarmati e privati delle convinzioni che si avevano fino a un momento prima.
“A Chiara” non è una storia di riscatto ma una storia di opportunità: in una terra che sembra sempre più soffocata da un male inestirpabile, è ancora possibile la scelta. Ma per fare una scelta occorre molto coraggio e la protagonista del film, nonostante la sua giovane età, si risolleva e si rimette in piedi da sola, prendendo posizione dopo essersi scontrata con la più brutta delle realtà. Nel suo racconto, Jonas Carpignano si avvale di più elementi simbolici, rafforzati dal valore delle poche frasi che le accompagnano di pari passo, e trascina lo spettatore in profondità nella storia e questa si fa più dolorosa da sopportare, man mano che ci si addentra. Diventa claustrofobica come il tunnel che Chiara attraversa più volte alla ricerca della verità e sembra non lasciare via di scampo, fin quando non arriva per lei il momento di uscire all’aria aperta e di vivere la libertà lontano dall’unica narrazione che aveva conosciuto. “A Chiara” è un cerchio che si apre e si chiude con una festa di compleanno, il momento simbolico per eccellenza del passaggio all’età adulta, alla crescita e al cambiamento che qui ha il suono straziante di uno strappo da ricucire lentamente, e per il proprio amore.