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Greenpeace denuncia: “le grandi marche vendono abiti contaminati”

Greenpeace, il più grande movimento ambientalista al mondo, questa volta mette sotto il suo mirino le grandi firme della moda, accusandole di mettere in commercio abiti contaminati da sostanze chimiche tossiche per l’uomo.

Il risultato shock è stato pubblicato in un rapporto internazionale “Toxic Threads – The Fashion Big Stitch Up” presentato a Pechino.

I capi di 20 brand della grande distribuzione nel campo della moda sono stati passati al microscopio e sono risultati positivi ad alcuni elementi nocivi per l’uomo come NPE, nonilfenoloetossilati pericolosi per il sistema ormonale dell’uomo, poiché possono alterarlo.

Greenpeace, la sfilata contro gli abiti tossici | © Mark RALSTON / Getty Images

Le grandi marche sono: Benetton, Armani, Jack & Jones, Victoria ‘s Secret, Only, Diesel, Vero Moda, Blazek, C & A, Esprit, Gap, H & M, Zara, Levi’s, Mango, Marks & Spencer, Metersbonwe, Calvin Klein, Vancl e Tommy Hilfiger.

L’obiettivo dell’associazione ambientalista è quello di dimostrare che vi è un collegamento tra l’inquinamento dei tessuti e l’inquinamento ambientale: infatti nelle vicinanze delle industrie che producono questi capi tossici, i corsi d’acqua risultano altamente inquinati.

Il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Asia orientale, Li Yifang, spiega:

Vendendo prodotti contaminati da sostanze chimiche pericolose le marche più famose del fashion ci stanno trasformando in vittime inconsapevoli della moda che inquina. Le sostanze trovate da Greenpeace, infatti, contribuiscono all’inquinamento dei corsi d’acqua in tutto il mondo, sia durante la produzione che nel lavaggio domestico.

Il marchio Zara, tra tutti risulta quello che ha utilizzato grosse quantità di queste sostanze, soprattutto nei coloranti sono state rinvenute tracce di sostanze cancerogene. Zara è seguita a ruota da Metersbonwe, Levi’s, C & A, Mango, Calvin Klein, Jack & Jones e Marks & Spencer (M & S).

Martin Hojsik, coordinatore della campagna Detox di Greenpeace International, afferma:

In qualità di più grande rivenditore al mondo di abbigliamento, ZARA deve adottare con urgenza un piano ambizioso e trasparente per eliminare le sostanze tossiche dalle sue filiere di produzione.

A questo proposito ieri Greenpeace ha lanciato una petizione a livello mondiale su greenpeace.org/italy/zara per convincere l’azienda spagnola ad essere più attenta ai suoi processi di produzione.

I capi d’abbigliamento tossici sono svariati: jeans, pantaloni, t-shirt, abiti e biancheria intima che sono indossati da uomini, donne e bambini e la cosa più eclatante e che non si hanno ancora informazioni sui possibili danni prodotti dai tessuti contaminati a chi ha indossato questi capi.

Greenpeace propone di avviare un piano industriale di trasparenza: le industrie di moda dovranno attivarsi per eliminare le sostanze tossiche dalle filiere di produzione. I brand H&M e M&S, hanno già predisposto l’azzeramento di queste sostanze entro il 2020.

Un’altra vittoria per Greenpeace sarebbe quella di imporre ai fornitori la trasparenza delle sostanze chimiche utilizzate e dei loro valori, in modo da individuare quelle pericolose evitando così di rilasciarle nelle acque vicine ai loro impianti.

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