In una lunga lettera scritta per il New York Times, Meghan Markle ha rilasciato una confessione molto importante sulla sua vita privata. La duchessa di Sussex ha raccontato, infatti, di avere avuto un aborto spontaneo la scorsa estate, cercando di spiegare il dolore che lei e il principe Harry hanno provato in un momento così difficile.
Non è la prima volta che un personaggio in vista parla di una questione così delicata. Chrissy Tegen e John Legend, per esempio, hanno raccontato il dolore di aver perso un figlio addirittura tramite un servizio fotografico. Come succede sempre in questi casi, l’opinione si divide tra chi apprezza la volontà di condividere un’esperienza così difficile, e chi pensa che sia solo un modo per cercare visibilità. Risulta difficile pensare che Meghan Markle abbia bisogno di visibilità ed è forse più facile pensare che lo abbia fatto perché ancora oggi molte donne soffrono in silenzio, e hanno paura di raccontare un’esperienza difficile come quella dell’aborto. Lo specifica lei stessa, dopotutto, scrivendo:
Perdere un bambino significa portare un dolore quasi insopportabile, vissuto da molti ma di cui parlano pochi.
Nell’articolo sul New York Times, Markle ha raccontato cos’è accaduto lo scorso luglio, mentre teneva in braccio il primogenito, Archie:
Ho sentito un forte crampo. Mi sono lasciata cadere a terra con lui tra le mie braccia, canticchiando una ninna nanna per mantenere entrambi calmi, la melodia allegra era in netto contrasto con la mia sensazione che qualcosa non andasse bene. Sapevo, mentre stringevo il mio primogenito, che stavo perdendo il secondo. Ore dopo, giacevo in un letto d’ospedale, tenendo la mano di mio marito. Ho sentito l’umidità del suo palmo e gli ho baciato le nocche, bagnate da entrambe le nostre lacrime. Fissando le fredde pareti bianche, i miei occhi erano vitrei. Ho provato a immaginare come saremmo guariti.
A volte chiedere a qualcuno se sta bene può fare la differenza, questo è il messaggio che Meghan Markle vuole condividere. La duchessa ha descritto cosa ha provato nel momento in cui ha avuto la possibilità (e il bisogno) di parlare del proprio dolore:
“Stai bene?”, mi ha chiesto un giornalista. Gli ho risposto onestamente, non sapendo che ciò che avevo detto avrebbe risuonato con così tante mamme nuove e più grandi o con chiunque avesse, a modo suo, sofferto in silenzio. La mia risposta improvvisata sembrava dare alle persone il permesso di dire la loro verità. Ma non è stato rispondere onestamente ad aiutarmi di più, è stata la domanda in sé. “Grazie per avermelo chiesto”, ho detto. “Non molte persone mi hanno chiesto se sto bene”. Seduta in un letto d’ospedale, guardando il cuore di mio marito che si spezzava mentre cercava di trattenere i miei pezzi in frantumi, ho capito che l’unico modo per iniziare a guarire è prima chiedere: “Stai bene?”
Dal tema dell’aborto spontaneo, poi, Meghan Markle estende il concetto del dolore anche al periodo che tutti noi stiamo vivendo:
Ci stiamo adattando a una nuova normalità in cui i volti sono nascosti da mascherine, ma questo ci costringe a guardarci negli occhi, a volte pieni di calore, altre di lacrime. Per la prima volta, da molto tempo, come esseri umani, ci stiamo davvero vedendo. Stiamo bene? Staremo bene.