Oltre che per l’Inter quella di domani sera a Madrid sarà una sfida dal sapore unico anche per il tecnico Josè Mourinho, lui che, dopo aver vinto la Champions con il Porto, ha fallito in passato con il Chelsea e nella prima stagione in nerazzurro. Il condottiero nerazzurro domani potrebbe regalare una gioia immensa ai propri tifosi: l’Inter mancava da una finale di Champions League da ben 38 anni e l’ultimo successo risale addirittura nella stagione ’64-’65 quando ancora la televisione trasmetteva in bianco e nero. Domani tutto ciò potrebbe essere soltanto un dolce ricordo e non un’ossessione, domani c’è il Bayern Monaco, domani si gioca per la storia.
E nella consueta conferenza stampa (in versione integrale e tratta da Sportmediaset) probabilmente l’ultima da allenatore dell’Inter, il condottiero Mourinho risponde ai giornalisti:
Van Gaal ha raccontato un aneddoto particolare, la vostra riunione di Barcellona. Tu ti arrabbiasti e lui capì che tu eri “speciale”. Cosa ricordi? Cosa hai imparato da lui?
- “Sono stati tre anni che abbiamo lavorato insieme, dove la mia casa e la sua distavano 50 metri e si lavorava per 24 ore. Abbiamo avuto un rapporto per me speciale, prima lavoravo con un altro allenatore. Arrivare e avere fiducia in uno che già trovi lì è stato molto onesto e particolare. E’ stato un piacere lavorare per lui. Come ho detto qualche giorno fa, lavoravo come un animale, ma con tantissimo piacere. Ho imparato da lui che per arrivare devi lavorare tanto, e questo mi è rimasto. Sembra ieri, invece sono passati 12-13 anni. Non dimentico il periodo e la persona, che è stata fantastica con me“.
E’ da 45 anni che l’Inter non vince questa Coppa? Cosa significherebbe?
- “La finale della Champions è sempre importante, anche se è la prmia volta, o solo l’ultima, non conta il tempo. E’ il significato della Champions che conta. Immagino che per i tifosi dell’Inter sarà un evento straordinario, perché 45 anni sono tanti. La maggior parte dei tifosi non era ancora nata. Negli ultimi anni comunque l’Inter ha avuto una storia di successi, quindi non è che non siamo abituati. Ma questa vittoria sarebbe speciale e per me sarebbe fantastico dare il mio contributo per una occasione simile. Il Bayern è stato grande, ha vinto tanto, ci sarà un’atmosfera speciale“.
Come sente la pressione, come vive queste ultime ore? Giocando poi al Bernabeu…
- “La pressione la sentirò domani, perché mi conosco. So come vivo le vigilie, mi conosco perfettamente. Domattina mi sveglio e mi dico “Fra qualche ora gioco la finale di Champions”. Il cuore più veloce, la temperatura del corpo si alza un pochino, poi si lavora ancora, si prepara la partita. Quando arrivo allo stadio ed esco dal pullman finisce tutto, perché inizia quello che mi piace, il mio habitat naturale. Su Madrid e il Real? Non è un problema per me. Chi gioca una finale di Champions non può pensare un’altra cosa per essere preoccupato di altre. Penso solo a questo sogno, che non è un’ossessione. Ripeto, noi giochiamo per un sogno. Non per un’ossessione. Domani dopo la partita vita nuova per tutti. Vacanze, campionati del mondo, stesso club, un altro club… ma fino a domani nessuno pensa a queste cose“.
Sarà l’ultima partita con l’Inter? Davvero non ci pensa?
- “Non posso dire oggi l’ultima partita e non lo dirò domani. Se davvero cambierò, deciderò di cambiare sì, sarà triste, brutto. Non dimentico gli amici con cui ho fatto delle guerre, sportive. Anche quando sono tornato a Stamford Bridge mi sono messo a piangere. Ma è una cosa che farò 4, 5 giorni, una settimana dopo questa partita“.
Van Gaal ha detto che Chelsea, Barcellona e Manchester rimangono le più forti?
- “Quando la Champions comincia è normale che ci si guarda intorno e si evidenziano quelle che sono le squadre più forti. Che hanno maggiore qualità, le individualità più forti, anche i bookmakers ragionano su queste cose. Il Barcellona è eccezionale, il Real Madrid poteva giocare la finale qui in casa, il Chelsea è stata già presente in finale o in semifinale. Il Bayern Monaco non era prevedibile, l’Inter neanche, ma le cose cambiano. Passo dopo passo, si arriva in finale con idee diverse. Può succedere. E non è un caso. Inter e Bayern sono riuscite a fare questo viaggio, hanno vinto i loro campionato. Siamo delle grandi squadre, e per questa ragione siamo giunti fino alla finale. Non so se ci sono squadre migliori“.
E’ la partita più importante della sua carriera?
- “Sì..E’ sempre la prossima. La prossima partita è sempre la più importante, anche quando giochi in Coppa Italia contro il Livorno. E’ solo così che puoi vincere, solo così che abbiamo vinto tutto quest’anno. E’ chiaro che quando arrivi all’ultima partita stagionale e giochi la partita più grande del calcio di club, perchè per me l’Intercontinentale è una cosa piccola, diventa una cosa grandissima“.
Van Gaal ha definito molto difensivo il gioco dell’Inter..
- “Forse non ha visto molte nostre partite. Abbiamo giocato diverse volte in attacco, forse ha visto solo Barcellona-Inter. Non ci ha visto a S.Siro con Chelsea e Barcellona, col Cska, tante partite che abbiamo disputato con tattiche diverse“.
Pensa che ci siano compensazioni arbitrali dopo gli episodi favorevoli avuti con gli arbitraggi sia dall’Inter che dal Bayern?
- “L’Inter arriva alla finale dopo un’ora a Barcellona in dieci. Quando doveva giocare in 11. Un danno molto peggiore che un episodio singolo durante la partita. Non mi sembra che quello che è successo anche in Fiorentina-Bayern abbia significato, oggi. Il Bayern è stato aiutato, tra virgolette, nella partita con la Fioerntina: non credo che per questo sarà vittima di una legge di compensazione. Così come noi. L’arbitro vuole vincere domani, quando arriva una finale di Champions anche chi dirige vuole vincere. Per questa ragione mi fido di un loro grandissimo lavoro, in questa occasione. E’ il top del top anche per loro“.
L’Italia dovrebbe tifare l’Inter per questioni di ranking Uefa…
- “Non conosco un tifoso del Benfica che tifava Porto e viceversa, quando hanno giocato le finali. E’ la nostra cultura, e anche la vostra. Un tifoso del Milan e della Juve non può tifare l’Inter. E’ la normalità e non è un problema. I tifosi del Real non sono tristi di non vedere qui il Barcellona. Non possiamo cambiarci: Galliani tifa per noi? Lui vede le cose da dirigente, da responsabile, non da tifoso“.
Come si è trovato al centro del Real Madrid e cosa pensa del nuovo progetto di Perez?
- “Del Real Madrid conosco la storia. Non conosco realtà, ambizioni, filosofie. Non conosco questo nuovo progetto e oggi non sono preoccupato di conoscerlo. Il centro di allenamento è fantastico, le persone sono ok. L’Inter si è sentita a casa e li ringrazio per questo“.
Pandev giocherà? Chi pensa possa essere l’uomo decisivo per l’Inter?
- “L’Inter gioca da squadra, non pensiamo ai singoli, a chi può decidere. Non siamo una squadra di stelle, tutti sono stelle, non è importante chi fa il gol o non lo fa, se Pandev può segnare o no. E’ la nostra filosofia e sarà così anche stavolta“.
Si saluterà con Van Gaal prima della partita? Vi siete sentiti via sms…
- “Quando ci siamo qualificati per la finale ci siamo abbracciati e ci abbracceremo dopo la finale. Sicuramente. Il mio gioco difensivo? So cosa vuole, ma non glielo darò“.
Lei è ancora un tecnico che impara? O ormai sa tutto del calcio?
- “Imparo tutti i giorni. In Portogallo, in Inghiterra, in Italia. Non sono nessuno per consigliare nessuno: se non dicendo che se sei allenatore o giocatore, non fare tutta la carriera nello stesso paese. E’ un errore. Le esperienze professionali e umane ti fanno molto più ricco. Ho lavorato in Spagna, in Inghilterra, ora in Italia, più gli anni nel mio Paese. E sono un privilegiato. Per questa ragione, posso dire che il calcio italiano mi ha migliorato“
Non le verrebbe voglia di vincere anche Supercoppa e Intercontinentale con l’Inter?
- “Qualcuno ha detto che dove c’è un campo di calcio, giocatori e qualche pallone, io sarò felice. E’ così anche per me. Se ho una squadra da allenare, con buone condizioni di lavoro e obiettivi definiti, io lavorerò. Se ho facilità di comunicare non sarà un problema per me. Non può essere la Germania, non parlo tedesco. Ma di base posso lavorare in tutti i posti, non sarà mai un problema per me. Ripeto: la Intercontinentale è importante per il club, può dire di essere campione del mondo. Ibrahimovic ha vinto l’Intercontinentale: cosa ha fatto per vincerla? Giocare con gli australiani e l’Estudiantes. Quelli che hanno fatto il tragitto per arrivare lì, hanno fatto un’altra cosa. Quindici partite per arrivare con piacere a un traguardo del genere. Ma se non l’hai fatto, non mi sembra un grandissimo successo. L’Eldorado del calcio è la Champions. La Supercoppa è una partita. La vinsi alla prima volta con l’Inter e dissi che quel titolo era di Mancini, perché lo scudetto l’aveva vinto lui. Supercoppa e Intercontinentale sono delle conseguenze. Sono cose piccole“.
Tra le ipotesi del suo futuro, c’è anche un ritorno in Premier League, al Chelsea?
- “A Stamford Bridge per 90 minuti non ho pensato di giocare contro degli amici. Poi ho visto che i miei amici stavano fuori dalla competizione. E’ il calcio. Ecco perchè certi giocatori non festeggiano, fa parte dell’empatia che hanno le persone. Avevo tanti amici al Chelsea, mi sembra di appartenere ancora un po’ a loro e viceversa. Ma se non avessi vinto con l’Inter lì, non sarei qui oggi. Fa parte della vita. Penso che se Ancelotti tornasse contro il Milan piangerebbe anche lui. Uno dei due, tra me e Van Gaal, si troverà in queste condizioni. L’ho visto in forma, sereno, forti dei titoli già vinti. Se non ce la farà domani, o io, ce la faremo in futuro“.
Un giornalista inglese, a sorpresa, regala una corona da Re a Mourinho. Che sorride, accetta e regala al giornalista, in cambio, la giacca della tutta. Non la indossa però: “Domani, forse“, ride.
L’importanza della partita può spostare qualcosa dei vostri equiilbri psicologici?
- “E’ la finale di Champions, ma le cose della nostra vigilia saranno le solite. E’ un rituale. E’ qualcosa che dobbiamo vivere con naturalezza. Se un giocatore non riesce a dimenticare cosa sta facendo, cosa si sta giocando e non riesce a esprimersi, vuol dire che non è in grado di essere a questi livelli. Dopo la partita, sarà indimenticabile in ogni caso. Bisogna viverla con tranquillità: se perdi, non finisce il mondo. Se vinci, non finisce la tua carriera“.
Moratti sente questa partita come 45 anni fa…
- “Moratti è una persona molto speciale, che mi ha voluto . Che mi piacerebbe vedere domani piangere, vederlo con la Coppa in mano, mettere la sua foto vicino a suo padre ad Appiano Gentile. Per tutta la famiglia Moratti sarebbe una cosa incredibile e mi piacerebbe tanto, tanto, tanto dare il mio piccolo contributo per questo“.
E’ sicuro di potere vincere?
- “Purtroppo no. Il Bayern ha preparato le magliette, il pullman, la festa. Noi niente“.