Prima partita davvero fuori casa, almeno per me. Ospitato da gentilissime amiche che devono anche far fuori una scorta di alcolici avanzata da una festa di sabato sera, scorta che potrebbe far fuori una terza liceo in gita vista la quantità, mi appresto a seguire l’emozionante esordio degli azzurri in terra sudafricana. Sono accompagnato dalla mia fidanzata, che per l’occasione riesce a farmi arrivare in ritardo e a farmi perdere l’inno nazionale che avrei ascoltato volentieri visto che tra poco verrà sostituito da Và pensiero. Io propongo lo sostuiscano con l’Italiano di Toto Cutugno, che ci unirebbe ancora di più in un afflato di patriotticità.
Disposti su divani, poltrone, sedie, dove capita, nel soggiorno che ci ospita le fazioni sono due: uomini medi che solitamente nella vita sono anche persone rispettabili e apprezzabili ma che per i Mondiali vestono i panni del tifoso scatenato e del commissario tecnico, e donne che partecipano all’evento per puro spirito nazionalistico ma che in realtà si fanno i fatti loro per buona parte dell’incontro. A dir la verità a volte ci provano usando delle comuni affermazioni da donna che vede la partita di pallone: “Cosa è il fuorigioco?”; “Ma se perdiamo che succede?”; “Ammazza, Cannavaro è proprio un fico!”, fino all’immortale e insuperabile “Ma la porta nostra qual è?”. Poi uno si chiede perchè perchè la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone. Per forza ti lascio sola: se devi fare queste domande inutili, meglio che stai a casa a guardare l’Arena di Giletti.
Comunque, chiusa la parentesi contro il sesso debole, passiamo alla fredda cronaca.
L’Italia, questa squadra di gentiluomini perfettamente sconosciuti per la maggior parte della popolazione tipo Pepe, Marchisio, Criscito e Montolivo, scende in campo sotto il diluvio. Non che sopra il Paraguay splenda il sole. Diciamo che piove su tutti e basta.
Al decimo del primo tempo un calcio sparge il panico in casa. AM, eccelsa padrona di casa, stacca con una pedata la spina del televisore. Per fortuna non succede nulla in campo, ci siamo accorti che il televisore era spento solo perché non si sentiva più il fastidioso ronzio delle vuvuzelas. Riparato l’inconveniente tecnico e ripristinate le soavi trombette sudafricane, avviene il momento più importante della serata: arrivano le pizze. Comunico con questo post al proprietario della pizzeria che da lui non acquisteremo più nulla, anzi, il suo esercizio commerciale verrà raso al suolo e sulle sue rovine spargeremo il sale come fecero i Romani su Cartagine.
Come mai questo astio? Sappiate che, appena arrivati i cartoni, un paraguaiano (paraguagio? paraguaiese? Vabbé, uno di quella nazione lì) decide di buttarsi di testa e con la parte del cervello nel quale ha sede la botta di culo la piazza in porta. Buffon rimane fermo come il portiere del calcio balilla. 1 a zero. Per loro.
Finisce il primo tempo, il tempo di sparecchiare e dare fuoco ai cartoni della pizza danzandoci in cerchio e inizia il secondo. Nell’intervallo c’è tempo per ascoltare il parere illuminante di Rocco Crimi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Un parere che se ne sentiva proprio il bisogno.
Esce Buffon, entra Marchetti, Ah, adesso si che sto proprio tranquillo. Buffon ha la sciatica, come neanche la signora Maria di 74 anni che abita al piano di sotto. C’è da dire che la signora Maria, ingiustamente, non è stata convocata ai Mondiali.
Per fortuna nel secondo tempo il Paraguay si trasforma nell’Italia dei tempi migliori e adotta lo schema 9-1-1. Tutti in difesa e rinviare lungo senza pietà.
Per fortuna questo è il mondiale dei portieri, quindi su un cross da sinistra il portiere si lancia tipo Superman, prende un 9 dalla giuria per il gesto tecnico ma manca il pallone.
Per fortuna De Rossi cade, impatta con la palla e la manda in rete. 1 a 1.
La partita rimane bloccata così, con l’Italia che attacca e gli altri che contropiedano. In mezzo un sacco di acrobazie di Pepe, probabilmente desideroso di battere il portiere avversario non tanto nel gioco del pallone, quanto come punteggio assegnato dalla giuria. Un solo commento del buon NP dal divano spiega bene lo stato d’animo del popolo italiano di fronte a questi slanci: “Queste cose le fai sul letto di casa tua, le fai”.
Fine partita, abbiamo pareggiato. E non mi venite a dire che tutte le volte che abbiamo vinto abbiamo cominciato male. Anche tutte le volte che abbiamo perso abbiamo cominciato male. L’unica cosa da dire è che abbiamo cominciato male, basta con questa farsa del “Però la squadra è compatta”. Ragazzi, era il Paraguay, mica il Brasile.
Da segnalare nelle interviste del dopo gara che De Rossi evidentemente doveva andare in bagno a fare il bisogno grosso. Batteva nervosamente il piedino, rispondeva rapidamente e la faccia non era per nulla rassicurante. Speriamo non abbia trovato fila.
Per concludere, il consueto aggiornamento sulle scommesse. Ho perso 4 euro puntando sulla nostra vittoria che veniva data praticamente per certa, quindi sappiate che il mio astio nei confronti degli azzurri è dovuto anche a questo. Per pareggiare avevo giocato anche sul campionato islandese, sulla X tra Breidablik e Grindavik. Il Grindavik ultimamente ha avuto molte difficoltà in campionato, non ultima la presenza di un geyser comparso improvvisamente proprio davanti al portiere avversario. Ma si sa, il campionato islandese è bello perché è vario.
Ha vinto il Grindavik. Certo che se non mi posso fidare più neanche del Breidablik, di chi mi devo fidare io?
Alla prossima, sono disponibile per inviti a casa vostra per commentare in diretta le partite. Porto anche qualcosa, all’occorrenza.