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Milan a forza 4 con il Lecce. Nel giorno di Ibra brilla la stella di Pato

Cronaca: Chi ha assistito alla partita e tifava Milan si è senza dubbio divertito. Dinanzi all’ineffabile classe dei rossoneri il Lecce non si è dimostrato altro che una vittima sacrificale sul altare di Ibrahimovic, sceso in campo nell’intervallo tra primo e secondo tempo per ricevere un caloroso benvenuto (e non bentornato, per la sottile differenza che passa tra venire e tornare). Prima di cedere il palcoscenico a Ibra il Milan spiega calcio: con un break a centrocampo i rossoneri recuperono palla, Pato in un fazzoletto di campo stoppa, tira fuori la squadretta e disegna un diagonale imprendibile. Il Milan passa in vantaggio. Pochi giri di lancette d’orologio e i rossoneri raddoppiano con Thiago Silva sugli sviluppi di un’azione da corner a dir poco convulsa. Il Lecce patisce soprattutto il fatto che i blasonati avversari non diano punti di riferimento grazie all’impianto di movimento istallato da Max Allegri al proprio team. La fattispecie della tesi appena avanzata è il tre a zero milanista: Ronaldinho apre col no-look-pass, Pato si infila, circumnaviga l’estremo difensore pugliese e appoggia in rete. Il secondo tempo ostenta un Milan ingordo nonostante i tre gol di vantaggio. E’ Inzaghi, subentrato ad un opaco Borriello, a marcare il definitivo quattro a zero.

Considerazioni: “Quest’anno vinciamo noi”: ecco a voi le parole di Ibra ai 50.000 di San Siro. Vero è che il buon Zlatan si ritrova un naso alla Pinocchio, ma negli ultimi sette anni chi ha potuto fregiarsi della sua presenza in rosa ha poi puntualmente vinto il campionato. A suffragio del vaticinio di Ibra si sposa perfettamente la performance di un Milan in grande spolvero. Oltre alla super prestazione del golden boy Pato, chiamato quest’anno alla consacrazione definitiva, i rossoneri hanno potuto contare su un Ronaldinho stratosferico: rabone, no-look pass, elastici e chi più ne ha più ne metta. Funambolismi a parte, il numero ottanta rossonero ha impressionato soprattutto per la partecipazione alla fase di ripiego, addirittura abbiamo ammirato uno dai rari tackle che si sia mai concesso in carriera. Ad ottimizzare il rendimento dei due assi brasiliani hanno influito non poco le disposizione del neo tecnico Allegri, oggi al debutto in gara ufficiale: Ronaldinho non viene confinato sul esterno e libero gioca dove più gli conviene, così da mettere a frutto la propria vena fantasiosa sorprendendo sempre l’avversario. Lo stesso Pato appare tirato a lucido dalla guida Allegri, che valorizza i suoi tagli in profondità, vedi tre a zero. Le mezz’ale, alle quali Allegri dedica grande attenzione avendo giocato prorio in quel ruolo, alimentano l’azione rendendosi utili anche in fase offensiva. Per completezza di cronaca c’è da dire che il Lecce si è dimostrato davvero poca cosa. In difesa hanno giocato un ’90 e un ’92, contingenza che certifica lo stato di precarietà in cui versavano i pugliesi. Questo però, non vuole essere un ridimensionamento delle ambizioni scudetto perpetrate dai rossoneri. Anzi proprio l’innesto di Ibra potrebbe risultare determinante in tal senso, giacché Marco Borriello è stato l’unico rossonero a rendersi autore di una prestazione anonima, non solo questa sera ma anche in occasione dei matchs più importanti della scorsa annata: mi riferisco ai due derby, andata e ritorno, e agli ottavi di Champions contro il Manchester. Se il rendimento di Ibra dello scorso anno (29 presenze e 16 gol) è stato reputato scadente, figuriamoci quello di Borriello (37 presenze e 15 gol). La dissertazione è limpida, e la conclusione altrettanto: Borriello non è da Milan (titolare s’intende), Ibra sì. Certamente lo svedese soffre di “mal di Champions”, ma ha scelto la migliore clinica per curarsi: il Milan sette volte campione d’Europa. A supportarlo in questo volo pindarico dalle grandi orecchie potrebbe essere Robinho, indiziato colpo dell’ultima ora prospettato nientemeno che dal presidente Silvio Berlusconi che quest’anno ha deciso di appendere il Milan come manifesto elettorale (vi rimando a un mio vecchio articolo che ipotizza i motivi del cambio di rotta dirigenziale occorso alla società di via Turati). Ora più che mai c’è solo da temere al cospetto dei rossoneri, come scrisse Herbert Kilping, co-fondatore e primo capitano del Milan: “Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”. Cominciate a tremare, il Diavolo è tornato dall’inferno…

Il tabellino:
Milan (4-3-3): Abbiati 6; Bonera 6, Nesta 6.5, Thiago Silva 7, Antonini 6.5; Ambrosini 6.5 (26’st Gattuso sv), Pirlo 7.5, Seedorf 6; Pato 8.5 (31’st Boateng), Borriello 5.5 (15’st Inzaghi 7), Ronaldinho 8. A disposizione: Amelia, Papastathopoulos, Abate, Oduamadi. All.: Allegri.
Lecce (4-3-2-1): Rosati 6; Donati 5.5, Sini 6, Ferrario 5.5, Giuliatto 4 (32′ Chevanton 5.5 (44’st Brivio sv)); Munari 5 (8’st Piatti 5), Giacomazzi 5, Großmuller 5.5; Mesbah 5; Corvia 5. A disposizione: Benassi, Reginiussen, Gustavo, Bergougnox, Bertolacci. All.: De Canio.
Arbitro: Peruzzo di Schio
Marcatori: 16′ e 28′ Pato, 22′ Thiago Silva, 45’st Inzaghi
Ammoniti: Großmuller (L)
Espulsi: nessuno

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