Red Bull semplicemente perfette nel penultimo appuntamento della stagione 2010 di Formula 1. A San Paolo Vettel vince il Gran Premio del Brasile precedendo sotto la bandiera a scacchi il compagno di squadra Webber mettendo a segno la quarta doppietta stagionale che vale al team austriaco il titolo di campione del mondo costruttori, il primo nella storia della scuderia. Quattro sono anche le vittorie portate a casa dal tedesco nel 2010, la nona in carriera.
Sul gradino più basso del podio sale un Fernando Alonso calcolatore che ha badato più a non correre inutili rischi con la sua Ferrari vista anche la superiorità delle Red Bull sul circuito di Interlagos accontentandosi del terzo posto che gli consentirà comunque di affrontare l’ultimo Gran Premio di Abu Dhabi tra sette giorni in testa alla classifica piloti e con un margine su Webber di 8 punti. Quarto giunge Lewis Hamilton, ancora alle prese con una McLaren non performante come le rivali e che è praticamente fuori, anche se l’aritmetica ancora non lo condanna, dalla corsa al titolo. Seguono Button, quinto, le due Mercedes di Rosberg e Schumacher, ottavo posto per il pole man Hulkenberg e a chiudere le prime dieci posizioni Kubica e Kobayashi. Gara difficile per l’idolo di casa Massa che arriva 14esimo al traguardo.
Alla partenza scattano benissimo le due Red Bull che beffano entrambe nelle prime curve l’autore della pole Hulkenberg, più difficoltoso invece il sorpasso di Alonso, subito aggressivo e che passa Hamilton al secondo giro, ai danni del tedesco della Williams che si difende benissimo dagli attacchi del pilota spagnolo fino a quando il ferrarista non lo induce in errore in frenata alla Des Cida do Lago, ma a quel punto lo svantaggio dai battistrada è già nell’ordine dei 10 secondi. Anche Hamilton fatica più del previsto per sopravanzare Hulkenberg che poi è costretto ad alzare bandiera bianca e sarà il primo a rientrare ai box per il cambio gomme.
Prima del pit stop le posizioni restano congelate, le due Red Bull a fare da lepre con Vettel primo e Webber a marcarlo a distanza, poi Alonso seguito da Hamilton. Button, partito dall11esima posizione, risale piano piano fino alla quinta posizione.
Alonso si limita a controllare (il terzo posto è oro in ottica Mondiale) sperando in un passo falso delle Red Bull. Non succede più nulla fino a quando Liuzzi non va a schiantarsi contro le barriere alla S di Senna costringendo la safety car ad entrare in pista a 18 giri dal termine. Distacchi annullati, ciò potrebbe avvantaggiare Alonso ed Hamilton e tentare il tutto per tutto cercando di avvicinarsi il più possibile alle Red Bull ma tra di loro ci sono troppe vetture doppiate e alla ripartenza i distacchi ritornano esattamente come erano prima dell’entrata della safety car.
Solo nel finale Alonso riduce il gap con Webber, un pò in crisi con il surriscaldamento del motore Renault della sua vettura ma è troppo tardi. Tutti, maliziosamente, attendono l’ordine di scuderia a Vettel di far passare Webber, messo meglio di lui in classifica, e affrontare così l’ultimo Gran Premio, quello decisivo, con l’australiano ad un solo punto dal ferrarista. E invece nessun comando da Horner: Vettel transita con il pugno alzato sotto la bandiera a scacchi seguito da Webber e Alonso. Delirio sul muretto Red Bull dove meccanici e ingegneri festeggiano il titolo costruttori appena vinto.
Alonso ora è davvero vicinissimo alla conquista del suo terzo Mondiale: con 8 punti di vantaggio su Webber e 15 su Vettel, solo un passo falso ad Abu Dhabi può togliere lo scettro di mano allo spagnolo. E la decisione della Red Bull di non intervenire sulle posizioni dei loro piloti da un lato è da elogiare assolutamente per aver rispettato alla lettera il regolamento e dimostrando una grande lealtà sportiva, dall’altro invece potrebbe risultare un autogol incredibile perchè i punti di distacco potevano essere molto di meno se Webber avesse vinto (solo uno). A far pendere l’ago della bilancia a favore di Alonso è il tanto discusso ordine di scuderia Ferrari dato a Massa durante il Gran Premio di Germania ad Hockenheim per lasciare la testa della corsa ad Alonso, il quale si avvantaggiò conquistando 7 punti in più che al momento pesano come macigni.
Ordine d’arrivo – GUARDA LA CLASSIFICA PILOTI E COSTRUTTORI
1. | VETTEL | RED BULL RENAULT | 1h33’11”.803 |
2. | WEBBER | RED BULL RENAULT | + 4”.243 |
3. | ALONSO | FERRARI | + 6”.807 |
4. | HAMILTON | McLAREN MERCEDES | + 14”.634 |
5. | BUTTON | McLAREN MERCEDES | + 15”.593 |
6. | ROSBERG | MERCEDES | + 35”.300 |
7. | SCHUMACHER | MERCEDES | + 43”.400 |
8. | HULKENBERG | WILLIAMS COSWORTH | + 1 giro |
9. | KUBICA | RENAULT | + 1 giro |
10. | KOBAYASHI | SAUBER FERRARI | + 1 giro |
11. | ALGUERSUARI | TORO ROSSO FERRARI | |
12. | SUTIL | FORCE INDIA MERCEDES | |
13. | BUEMI | TORO ROSSO FERRARI | |
14. | MASSA | FERRARI | |
15. | PETROV | RENAULT | |
16. | BARRICHELLO | WILLIAMS COSWORTH | |
17. | HEIDFELD | SAUBER FERRARI | |
18. | KOVALAINEN | LOTUS COSWORTH | |
19. | TRULLI | LOTUS COSWORTH | |
20. | GLOCK | VIRGIN COSWORTH | |
21. | SENNA | HISPANIA COSWORTH | |
22. | KLIEN | HISPANIA COSWORTH |