Con la caduta dell’ ultimo mostro sacro, Alberto Contador, dominatore di tutte le corse a tappe in cui ha preso parte nella rete del doping e il nuovo presunto coinvolgimento di Riccardo Riccò, sentitosi male e tutt’ ora ricoverato in ospedale per una presunta autotrasfusione, il ciclismo sembra ormai aver preso l’ imbocco di un tunnel buio e senza via d’ uscita.
A colpire il sentimento e la passione di tutti i tifosi di questo splendido sport è l’ assoluta mancanza di rispetto dei corridori “pizzicati” nella morsa del doping, che non riescono proprio a capire che barare non paga più e che prima o poi si viene scoperti. Il caso Contador è emblematico, il quotidiano Marca, citando alcuni documenti in possesso della Federazione Ciclistica Spagnola (Rfec), ha accusato il corridore di essere risultato positivo all’ultimo Tour de France per ben quattro volte mentre per Riccardo Riccò, se la versione del medico che gli ha prestato il primo soccorso e cioè, la confessione della stesso Riccò di aver effettuato un autotrasfusione del suo stesso sangue conservato in frigo da ben 25 giorni, venisse confermata allora oltre al licenziamento in tronco già annunciato dalla sua squadra, la Vacansoleil, ci sarà un denuncia della stessa per danno d’ immagine e la provabilissima radiazione, visto che lo stesso Riccò ha già scontato una squalifica di 20 mesi per essere risultato positivo al Cera al Tour De France del 2008.
Sarebbe ormai opportuno pensare per l’ Uci, di dover prevedere la radiazione anche dopo la prima squalifica, forse ultima speranza per scoraggiare i corridori, a prendere in giro le tante persone che lavorano e che guardano con tanto passione questo fantastico, forse ancora per poco, sport.