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Diritti Tv, le medio-piccole al contrattacco “le big sovvertono il voto”

La guerra sui diritti televisivi della serie A non sembra aver avuto tregua, neppure con le festività pasquali. La posta in palio è molto alta, circa 200 milioni di euro, e per questo motivo nessuna delle parti sembra voler cedere terreno all’ altra, in una guerra di trincea, a colpi di  memorie difensive, legata soprattutto alla questione del calcolo delle quote dei bacini d’ utenza, necessaria per determinare la suddivisione dei diritti Tv.

Le 15 società medio piccole ieri hanno presentato alla Corte federale la propria memoria difensiva, in risposta al reclamo delle cinque big (Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli) che, congiuntamente, rappresentano ben l’ 81 % dei bacini d’ utenza.

Il motivo del contendere è sempre legato ai criteri da adottare per determinare l’ ormai celebre “bacino“, sui quali le due fazioni non riescono a trovare alcun punto di incontro, date le esigenze totalmente contrapposte. Infatti, i cinque club più grandi vorrebbero che nel conteggio venissero menzionati esclusivamente i tifosi, ossia coloro che sono supporters di una sola squadra (circostanza più probabile nel caso delle cinque big), mentre le quindici medio piccole vorrebbero che si considerassero anche i cosiddetti “simpatizzanti”, ossia coloro che, oltre a tifare per una big simpatizzano anche per una seconda squadra (magari per motivi di apparteneza geografica), leggendo i quotidiani sportivi, acquistando materiale di merchandising, seguendo anche occasionalmente le partite allo stadio; inoltre esse ritengono questo fattore “simpatizzanti” assolutamente determinante ai fini del riscontro dell’ audience televisiva.

Come detto, però, le grandi si sentono danneggiate economicamente da tale eventualità, ritenendo che in questo tipo di suddivisione, avrebbero solo da rimetterci, non vedendo premiato il loro maggiore sforzo in termini di investimenti nel calcio italiano, e vedendo, di conseguenza, penalizzata anche la loro competitività a livello europeo. Si calcola, infatti, che se il discorso del bacino d’ utenza venisse risolto a vantaggio delle quindici medio piccole, le big avrebbero una perdita abbastanza consistente: Juventus ed Inter guadagnerebbero dieci milioni di euro in meno, il Milan otto milioni di euro in meno ed il Napoli due milioni di euro in meno.

Il punto di partenza della diatriba, che al momento non mostra alcun segno di possibile risoluzione, è nella Legge Melandri, proposta dall’ ex Ministro dello Sport del Governo Prodi, per tentare una riequilibratura nella suddivisione dei diritti televisivi, evitando che lo strapotere delle grandi danneggi in quelche modo le altre squadre e ne comprometta la gestione economica.

L’ex sottosegretario al Ministero dello Sport, Giovanni Lolli, a margine del conflitto ormai esploso, ha voluto precisare la reale ratio della legge Melandri, auspicando una risoluzione in tempi brevi della spinosa e delicata questione, facendo riferimento al buon senso: “Il nostro obiettivo nella legge Melandri era di incrementare le risorse e di distribuirle in maniera equa, dando di più alle squadre più piccole senza danneggiare le altre big nel confronto internazionale. Con un po’ di buon senso ci si può riuscire“.

Lo scontro proseguirà il 3 Maggio in assemblea di Lega, con il fronte delle medio piccole che non ci sta a giocare la parte della Cenerentola, che gioca il campionato dei “disperati” come ha sottolineato il presidente del Parma Tommaso Ghirardi, mentre le cinque big continuano a sottolineare come nel conteggio dei bacini d’ utenza vadano menzionati soltanto i tifosi “militanti”, sottolineando le stesse parole dell’ex Ministro Giovanna Melandri all’ epoca della definizione della legge in questione, precisando la loro posizione tramite il vice presidente del Milan Adriano Galliani che vuol chiarire, una volta per tutte, il punto di vista delle big: “Noi vogliamo le indagini demoscopiche, ma nello spirito della legge devono misurare i sostenitori (ovvero i tifosi) e non qualcos’ altro che i medio-piccoli vorrebbero buttare dentro. Il ministro Melandri, quando noi ci lamentavamo perché la legge divideva il 40% dei diritti tv in parti uguali, ci rispondeva: “Tanto poi ci sarà il 30% da dividere in base ai tifosi e lì sarete indennizzati visto che quella graduatoria vi vede nettamente prima degli altri”.

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