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La filosofia di Luis Enrique: attacco, coralità e coerenza

foto corsport
La scelta di Luis Enrique come nuovo tecnico della Roma ad alcuni sarà parsa un azzardo vero e proprio, una scommessa data la sua poca esperienza in panchina alla luce del fatto che finora ha allenato soltanto il Barcellona B, che ha “sposato” nel 2008 per sostituire Pep Guardiola promosso in prima squadra, anche se con ottimi risultati (terzo posto quest’anno, record assoluto per il secondo club blaugrana). Ma se il modello Guardiola si è rivelata una scelta vincente, come confermano anche i successi ottenuti quest’anno dal giovane tecnico portoghese Villas Boas, la scelta del quarantunenne Luis Enrique potrebbe rivelarsi giusta per il nuovo corso della Roma a stelle e strisce. Quel che è certo, sono i punti cardine della sua filosofia di vita e di gioco: l’attacco e la coralità. Il bel gioco per Luis Enrique fa parte dell’essenza del calcio stesso, che lui ha appreso nei lunghi anni in maglia blaugrana e che ha poi inculcato anche ai suoi giocatori del Barcellona B, ricalcando i passi della formazione blaugrana di Guardiola, con pressing, ritmo, passaggi veloci, gioco sulle fasce e per vie centrali: perchè gli interpreti sono importanti, ma qualora mancassero le individualità di spicco, sopperire con l’insegnamento tattico è la soluzione vincente. Ed ecco che questa filosofia di calcio può assumere significati ancor più profondi: “calcio associativo”, del tutti per uno, uno per tutti. Come il motto dei tre moschettieri insegna, la squadra deve sempre lavorare per il singolo ed il singolo per la squadra, cercando di controllare il pallone ed il possesso,  con fraseggi rapidi, perchè è l’unico modo per assicurarsi che non lo facciano gli avversari. E tutto questo ha portato finora buoni frutti: 208 gol segnati dal suo Barca B, con il modulo 4-3-3 come imperativo imprescindibile, ma curandone maniacalmente ogni dettaglio esecutivo in allenamento, ed avvalendosi al Barca addirittura di un apposito collaboratore che curasse l’addestramento degli attaccanti, per affinarne i movimenti e coordinarli con la manovra del resto della squadra. La precisione, infatti, pare essere un tratto fondamentale del suo carattere, così come la riservatezza, che lo spinge ad evitare il più possibile ogni eccessiva esposizione mediatica, centellinando le interviste e le apparizioni televisive e parlando con la stampa soltanto al termine della gara e mai prima (come d’altronde fa lo stesso Guardiola ), oltre che l’essere estremamente coerente con le sue idee. Ecco perchè ama circondarsi anche sul lavoro degli amici fidati, come Ivan De La Pena che sarà il suo vice alla Roma, oltre ad essere il suo migliore amico e fidato consigliere. Nel suo team ci sarà, poi, Robert Moreno, nella veste di collaboratore di campo, Anonio Llorente come mental coach, Marcos Lopez come “scouting” di supporto al tecnico ed al ds Walter Sabatini. Quello che Luis Enrique chiede alla società giallorossa, ora, è di reperire sul mercato giocatori che abbiano le caratteristiche e la volontà di sposare questa impostazione mentale oltre che di gioco, affidandosi e fidandosi di lui. Il resto lo plasmerà lui stesso: è una sfida, ma nel vincerla la soddisfazione sarebbe davvero incommensurabile.

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