Oggi, giorno dopo il cda bianconero, sul web si è scatenato il dibattito, come abbiamo già avuto modo di scrivere, tra i tifosi bianconeri se i 120 milioni più i 72 di prestito concessi da Exor sono un esempio di “riattaccamento” della famiglia Agnelli (Elkann) alla Vecchia Signora o l’ultima esempio di un cambiamento di asset strategico. Ad avvalorare la prima tesi oggi compare sulla Gazzetta dello Sport un’intervista esclusiva al presidente della Juventus Andrea Agnelli, occasione si per spiegare il nuovo progetto bianconero, la voglia di rilancio, le aspettative derivanti dall’entrata in funzione del nuovo stadio e l’investimento sul vivaio e i giovani. Ma è stata sopratutto l’occasione di lanciare una punzecchiatura alla rosea, seppur in conclusione d’intervista. Alle domande del direttore della Gazzetta Monti su Calciopoli, il presidente risponde per le rime prendendo si le distanze da Moggi ma attribuendo alla rosea l’inizio del tam tam mediatico da cui poi nacque lo scandalo. Di seguito vi riportiamo i passi significativi dell’intervista. Martedì la Juve è intervenuta per la prima volta ufficialmente nel Processo di Napoli. Qualcuno ha scritto che la società ha scaricato Moggi. Altri l’esatto contrario. Qual è la vostra posizione su Calciopoli? «L’avvocato Giuseppe Vitiello ha detto cose assolutamente chiare sia dal punto di vista giuridico che fattuale. In sintesi: le accuse sono infondate. Semmai dovessero emergere comportamenti penalmente rilevanti sarebbero da ascrivere a Moggi personalmente. E comunque riteniamo che questi fatti non sussistano» . E dal ricorso presso la giustizia sportiva cosa vi attendete? Chiederete che vi siano restituiti i due scudetti, compreso quello assegnato all’Inter? «Dal ricorso ci attendiamo anzitutto risposte. E che la giustizia sia davvero uguale per tutti. La restituzione degli scudetti è altra cosa, e dipende dall’esito del processo penale alla fine dei tre gradi di giudizio. Solo allora si potrà richiederla. Ma l’esito del ricorso, che attendiamo con pazienza da ben 14 mesi, è fondamentale: non si può comprendere il processo di Napoli se non si ricorda come iniziò e che cosa divenne il processo sportivo» . Dunque che cosa fu secondo lei? «Fu un processo sommario, in tempi brevissimi, istruito in un clima di clamore mediatico che ne condizionò l’esito. Fu proprio la Gazzetta a innescarlo rivelando le intercettazioni. La Procura federale aprì il procedimento sulla scorta di quanto aveva appreso dai giornali» . In verità, la Gazzetta rivelò che le intercettazioni trasmesse dalla federazione alla magistratura giacevano da mesi in un cassetto. Oltre alla Gazzetta, la Repubblica, il Corriere della Sera, la Stampa e quasi tutti gli altri giornali le pubblicarono. Davvero pensa che Calciopoli sia stata innescata dai media oppure dai comportamenti scorretti di Moggi e degli altri imputati? «Rivelare intercettazioni coperte da segreto è un reato. Uno può decidere se pubblicarle o no. Ma oggettivamente da quella decisione è scattato il processo. E il clima che lo ha accompagnato fino alla sentenza» . Insomma, lei ritiene che la Juve non fu condannata per quanto emerso da quelle intercettazioni, bensì fu vittima di un massacro mediatico. . . «La riprova la trovo oggi su Sette. Testualmente il presidente Giancarlo Abete dice: “Prima si truccavano le partite per conseguire il risultato sportivo, adesso abbiamo dei criminali che usano lo sport per arrivare a facili guadagni”. Non ho parole né commenti» . Sia lei sia John Elkann avete dichiarato che la nuova Juve deve guardare al futuro. Ma qual è il peso del passato sulla sua presidenza? «Il passato evidentemente pesa. La Juve è andata una sola volta in Serie B a causa di Calciopoli. Questo rimarrà sempre. Ma il piano che abbiamo presentato oggi è la dimostrazione che guardiamo avanti, eccome» .