Nonostante tutti siano concentrati sul matrimonio del secolo, in Italia si continua a parlare anche del Rubygate, nel quale è finito coinvolto il direttore del TG4 Emilio Fede. Quest’ultimo chiede la possibilità di riscattarsi e di essere prosciolto, spiegando che il suo telefono è stato confuso con quello di Lele Mora. Per quanto riguarda Ruby, lui sostiene di non averla mai portata ad Arcore:
E’ un mio diritto essere prosciolto. E’ vero che contattai Ruby durante il famoso concorso di bellezza di Taormina, ma solo perché mi aveva colpito il racconto di quella ragazza che sognava di sposarsi, avere un figlio e fare il carabiniere. E io mi sono intenerito, perché mio padre è stato un carabiniere e un eroe. Per me in quel momento meritava attenzione. Poi l’ho rivista la sera del 14 febbraio 2010 ad Arcore e nemmeno l’ho riconosciuta. Anzi, ho chiesto chi ce l’avesse portata.
Fede continua ad insistere su questa versione, spiegando di non aver mai parlato al telefono con Karima El Mahroug il 14 febbraio 2010, il cellulare individuato era quello di Lele Mora.
Ci sono 12 contatti nell’aprile-maggio successivo ma sono tutte chiamate senza risposta, di pochi secondi. Ruby non l’ho portata io ad Arcore però mi chiedo perché non è stato accertato con chi lei è venuta a Milano in precedenza e chi ha contattato.
Per quanto riguarda le presunte scappatelle del premier, invece, Emilio Fede non si sbilancia:
Non entro nel merito di vicende che riguardano il presidente del Consiglio. Io da amico vero quale sono e spero di restarlo per tutta la vita, ho cercato di proteggerlo e anche quella sera mi sono chiesto chi fosse Ruby e cosa ci facesse lì. Ma lui deve sempre aiutare questa o quella. Cose sue, non sono il suo difensore.