Cristiano Doni si sfoga durante l’intervista alla Gazzetta dello Sport e ammette le sue colpe nello scandalo calcioscommesse, rivolgendosi a chi ancora non ha il coraggio di parlare e rivelare ciò che è realmente accaduto. Un Doni a 360° gradi quello che si racconta alle pagine della Rosea, e le sue dichiarazioni raggiungeranno gran parte della penisola.
“SONO UNO STUPIDO” – Si definisce così Doni, auto-condannandosi per i suoi errori che l’hanno trascinato davanti alla gogna mediatica e portato dietro le sbarre di un carcere. Proprio quest’ultima esperienza ha segnato profondamente lo stato d’animo dell’ormai ex capitano dell’Atalanta. Il calciatore si ripeteva più volte durante la giornata di quanto fosse stato stupido e non si capacitava di come avesse potuto tradire la fiducia di migliaia di fan bergamaschi.
LA FERITA PIU’ GRANDE – Proprio il male inferto alla sua squadra e ai tifosi della Dea rappresenta uno degli incubi rincorrenti del giocatore. Doni parla di una ferita che difficilmente verrà ricomposta, non cerca il perdono, ma si augura soltanto che i fan possano ricordare le tante gioie che in campo il giocatore Doni gli aveva regalato. Ha spiegato inoltre che non è intenzionato a lasciare la propria città, e nonostante tutte le difficoltà che potrà incontrare da qui in avanti, rimarrà a Bergamo, alla quale con tutta probabilità restituirà il premio di cittadino onorario conferitogli in passato.
BASTA OMERTA’ – E’ il messaggio che Cristiano Doni lancia a coloro che ancora non hanno rilasciato dichiarazioni spontanee agli investigatori riguardo lo scandalo scommesse, giocatori e persone che sanno ma hanno paura di parlare per eventuali ripercussioni successive. Esalta Masiello come simbolo da seguire, e si dice ancora shoccato dopo aver appreso che il suo ex allenatore ai tempi dell’avventura in Spagna, Hector Cuper, il quale è indagato da Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) avendo ricevuto 200 mila euro in maniera sospetta, con gli investigatori che accusano l’ex allenatore dell’Inter di aver venduto 4 partite (due del campionato spagnolo e le altre due di quello argentino).