La mano di Klose in Lazio-Napoli è l’argomento del giorno. I media nazionali hanno prontamente elevato ad eroe nazionale il tedesco subito dopo l’ammissione del gesto che gli ha consentito di segnare in maniera irregolare. Un fatto che ricorda molto da vicino quello che vide come protagonista Daniele De Rossi in un Roma-Messina del 2006, quando il centrocampista giallorosso segnalò all’arbitro Bergogni di aver realizzato il gol con la mano. Pesando i due episodi, sicuramente il gesto di Klose rimane quello più “complicato”, dal momento che il risultato era ancora fermo sullo 0-0, e una rete al 3′ minuto di gioco poteva cambiare gli equilibri dell’intero match, costringendo la squadra di Mazzarri a giocare su ritmi a lei non congeniali. Ma Klose è davvero un santo?
Qualche dubbio in effetti c’è. D’accordo, il pentimento è sempre un gesto nobile. La sportività però è qualcosa di più. Perché se tu, Klose, sei sportivo, la mano la usi per correre, non per tirare in porta. E se tu sei sportivo, Klose, non alzi il braccio in segno di esultanza dopo aver segnato con la mano. No, non ci inganni Klose.
Dopo la mano il tedesco ha semplicemente azionato la testa, e qui si è dimostrato meno ingenuo rispetto a tanti altri suoi colleghi. Ben consapevole che il gol di mano sia punito dal giudice sportivo con 3 giornate di squalifiche, il biancoceleste ha fatto uno più uno e ha infine ammesso. Fedina pulita, amore di media e pubblico. Cos’altro?
Oltre al pensiero rivolto al giudice sportivo, Klose forse si è spaventato anche per la furia napoletana nei suoi confronti qualche attimo dopo che il pallone era entrato. Vedersi l’onda azzurra scagliarsi contro ha di certo agevolato la sua decisione, che forse all’Olimpico non sarebbe stata la stessa. Certo, sempre meglio di non ammettere. Però così, Klose, è troppo facile.
Mano Klose, il video
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