Come distruggere un mito; o come distruggere il proprio stesso mito costruito in lunghi anni di successi, di sprint in volate, di braccia alzate al cielo in segno di vittoria. Mario Cipollini, soprannominato “il Re Leone”, è stato questo per il ciclismo italiano, il più forte velocista della sua generazione, ed oggi anche sul suo personaggio si allunga l’ombra del doping, la più oscura e terribile che possa riguardare qualsiasi sportivo. Tutto ciò emerge dalla carte dell’ormai celebre Operacion Puerto, il processo di Madrid in cui è coinvolto il dottor “Doping” Fuentes, da cui sono emersi nei giorni scorsi altri clamorosi sviluppi che riguarderebbero il mondo del calcio. Nei fascicoli i riferimenti appaiono in codice, e nel caso di Cipollini il suo nome sarebbe declinato al femminile, ossia “Maria”, ed a questo sarebbe associato anche il numero di fax dell’abitazione di Cipollini stesso, a Lucca, ed alcuni flussi di pagamento che il medico ricevette dall’ex ciclista. A questo si aggiunge, poi, una tabella, una sorta di programma giornaliero, che il dottor Fuentes avrebbe stilato per Cipollini, prevedendo Epo, ormoni della crescita e anabolizzanti, con precisa indicazione di date e periodi in cui alternarli, prima di giungere alla fatidica “E”, ossia i prelievi di sangue finalizzati a ripulirlo dalle scorie prima di reimmettere in circolo, sempre in periodi predefiniti, solo la parte corpuscolare. Una pratica, questa, già contestata a Ivan Basso, portandolo alla squalifica.
I fatti in questione si riferiscono all’anno 2002, una delle stagioni più brillanti in termini di risultati per la carriera di Mario Cipollini, con la vittoria della classica di Primavera, la Milano-San Remo, ed il terzo posto alla classica per velocisti Gand-Wevelgem. Ma, sempre nell’anno 2002, arrivò il ritiro a sorpresa alla Vuelta alla quattordicesima tappa, a tre settimane di distanza dal Mondiale di Zolder, l’attesa corsa iridata, motivando quella decisione che aveva spiazzato tutti affermando di conoscere bene il proprio corpo e di preferire “non intaccare una condizione già ottima a poca distanza dal Mondiale”: proprio quel Mondiale di Zolder che, poi, Mario Cipollini vinse. Ad oggi, se ciò che appare dai fascicoli del dottor Fuentes venisse confermato, è chiaro che i disegno di Cipollini si riconduce ad una precisa strategia, concordata con lo stesso dottor Fuentes ed il suo staff, seguendo passo passo i suoi dettami.
In quei giorni, secondo quanto emerge dalle carte del dottor Fuentes e secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, Cipollini avrebbe effettuato prelievi di tre sacche di sangue, nel periodo dal 20 al 24 Settembre 2002, da 250 ml, per poi reimmettere in circolo il sangue ripulito dalle scorie, a scaglioni. L’ultima sacca sarebbe stata utilizzata già durante il Mondiale, dopo la tappa di Salice Terme e prima di recarsi in Belgio, per evitare di trasportare il materiale scottante all’estero: nelle tabelle di Fuentes veniva indicato chiaramente l’arco di tempo in cui effettuare “l’operazione” e, sempre negli stessi fascicoli, è stato individuato un poco equivocabile cerchietto sulla data del 9 Ottobre 2002.
Dopo aver appreso la notizia dell’individuazione del suo nome – seppur in codice – fra le carte di Fuentes, Mario Cipollini non ha voluto commentare, preferendo attendere di visionare quegli scottanti documenti.