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L’Atalanta piange Ivan Ruggeri, presidente per 14 anni

Viveva in stato vegetativo dal 2008 quando venne colpito improvvisamente da un’emorragia cerebrale e si è spento alle 3.30 di questa notte Ivan Ruggeri, 68 enne ex presidente dell’Atalanta per quattordici anni, un uomo che ha vissuto – come lui stesso amava ricordare – per due punti cardinali, la famiglia e lo sport e che, prima della tragica sorte che lo colpì cinque anni fa, non si fermava mai, sempre in cerca di nuove avventure, di nuove sfide, da vero sportivo. Iniziò la sua vita sportiva a quindici anni in sella alla bicicletta, suo grande amore, fianco a fianco con l’amico Felice Gimondi: da ciclista dilettante ottenne anche un quarto posto al Giro delle Asturie ma non riuscì mai a passare al professionismo a causa di problemi familiari che lo costrinsero ben presto a diventare grande e rimboccarsi le maniche: divenne così rappresentante porta a porta di mobili e bottoni e, poi, iniziò la sua scalata al mondo imprenditoriale, costruendo la sua fortuna con la plastica. Le circostanze storiche premiarono la sua intuizione di poter sfruttare il materiale di scarto per riutilizzarlo e, complice la crisi petrolifera di metà anni settanta, in poco tempo Ivan Ruggeri costruì una posizione più che solida anche se non smise mai di lavorare duramente, sempre pronto a migliorarsi.

Ivan Ruggeri è scomparso | © ANDREAS SOLARO/Getty Images
Ivan Ruggeri è scomparso | © ANDREAS SOLARO/Getty Images

Ma la passione per lo sport rimaneva sempre latente, pronta a far capolino ogni volta che si presentava l’occasione di salire in sella a una bici, oppure di intraprendere una nuova avventura: divenne, così, dirigente del Celana basket e poi vicepresidente del Binova, prima di approdare per la prima volta nell’orbita dell’Atalanta, quando acquistò il 19 per cento delle azioni ed entrò nella società nerazzurra nel ruolo di  consigliere, al fianco della famiglia Bortolotti. Ci fu, poi, una breve interruzione della sua parentesi atalantina a causa di alcuni dissapori con l’ex calciatore nerazzurro Percassi, divenuto in seguito imprenditore, ma poi rientrò dalla porta principale diventando il diciottesimo presidente della storia Atalantina nel 1994. La squadra era allora in condizioni molto precarie sia dal punto di vista sportivo che economico, ma la gestione del presidente Ruggeri fu tanto oculata quanto lungimirante, perfetta per valorizzare quel patrimonio tanto ricco rappresentato dal vivaio bergamasco: nacque, così, la squadra che lanciò e consacrò Pippo Inzaghi prima che passasse alla Juventus, ma anche la squadra che nei primi anni duemila lanciò Cristiano Doni fino a condurlo in Nazionale maggiore, che mise in piedi la squadra dei baby sorprendenti di Vavassori, che proseguì sulla strada giusta con Del Neri e Colantuono.

Una provinciale con un’anima virtuosa e una saggia gestione orientata al lungo periodo, a dispetto dei rapporti burrascosi con le frange estreme del tifo ultras che, spesso, hanno fronteggiato duramente il presidente Ivan Ruggeri, al punto che lui stesso sottolineò, in uno sfogo amaro dopo i violenti scontri di Atalanta-Milan del 2007, di non voler più “certa gente allo stadio”. Il presidente Ivan Ruggeri non fu amato dagli ultras e, probabilmente, la stessa città bergamasca non è mai riuscita a trasmettergli e riconoscergli i suoi meriti, al punto che lui stesso affermò: “Bergamo non mi ha mai amato, forse quando non ci sarò più la gente capirà quanto bene ho fatto all’Atalanta”. 

Da oggi, Bergamo ha perso un uomo importante di cui, certamente, sentirà la mancanza: i funerali di Ivan Ruggeri si svolgeranno lunedì alle 15 a Telgate.

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