A causa di una insufficienza cardiaca si è spento Eusèbio, la “pantera nera” o “perla nera” stella portoghese che da solo ha portato a sognare un paese intero, quando il calcio era diverso, quando un campione da solo scriveva la storia.
Prima di Futre, Figo, Rui Costa e Cristiano Ronaldo il calcio lusitano aveva solo un riferimento ricordandolo come “colui che fece piangere Pelè” e questo avvenne nel 1966 durante il Campionato del Mondo in Inghilterra quando con il Portogallo eliminò proprio il leggendario Brasile raggiungendo il traguardo storico del terzo posto.
Attaccante potente, di classe, velocissimo con un tiro secco e precisissimo, giocatore capace in carriera di realizzare 733 reti in 745 apparizioni, per tanti addetti ai lavori se anziché in Mozambico (ex-colonia portoghese) fosse nato in Brasile o Argentina probabilmente sarebbe ricordato come il più grande calciatore di tutti i tempi.
Con il Benfica, Eusèbio, costruì un autentico miracolo sportivo spodestando dal trono d’Europa in Coppa dei Campioni il Real Madrid nel 1962, che in quegli anni dominava la scena. Proprio con il Benfica, Eusèbio instaurò un rapporto durato 15 anni denso di grandi successi. 11 titoli nazionali, 5 Coppe del Portogallo, 1 Coppa dei Campioni nel 1962 e altre tre finali giocate con la squadra di Lisbona, città che davanti all’ingresso dello stadio “Da Luz” gli ha donato una statua gigantesca dove da subito, appena appresa la notizia migliaia di tifosi provenienti da tutto il Portogallo stanno lasciando testimonianze d’affetto.
Eusèbio ha vinto il Pallone d’oro nel 1965 ed è stato il primo giocatore di colore a poter vantare quel riconoscimento così come è stato il primo calciatore a fregiarsi della Scarpa d’oro nel 1968.
Tutto il mondo del calcio piange per la scomparsa di una delle stelle più luminose della sua storia.