Molti tifosi sognano di riuscire un giorno a ricoprire in campo il ruolo dei propri idoli, Gianluca Della Rosa ci è riuscito, passando dalla curva al parquet.
Nato a Pistoia il 20 agosto del 1996, Gianluca Della Rosa cresce nelle giovanili di Pistoia facendo anche il proprio esordio in prima squadra nella stagione 2012/13 in serie A2 con i biancorossi guidati da coach Paolo Moretti. Veste poi le casacche di Don Bosco Livorno, Bottegone Basket e Rieti con la quale disputa due stagioni dal 2015 al 2017.
Vanta anche la partecipazione al mondiale U19 con la nazionale italiana conclusa con un 6° posto finale e con un bottino personale fatto di 2.3 punti di media a partita, 2.3 rimbalzi e 4.4 assist.
Il 7 dicembre Pistoia Basket comunica il tesseramento di Gianluca Della Rosa con la prima squadra e due giorni dopo coach Vincenzo Esposito gli dà la possibilità di esordire in maglia The Fleex nella delicata sfida, vinta, contro Pesaro.
Nelle nove partite giocate sino ad oggi, 54 minuti in totale per lui, il Playmaker pistoiese non ha ancora trovato un canestro da 2 ma ha dimostrato alte percentuali nel tiro da tre (7 su 11 con un 2/2 in casa di Bologna ed un 2/3 a Brindisi) ha portato a casa 7 rimbalzi, 4 palle recuperate e 6 assist.
Conosciamo meglio Gianluca Della Rosa, partendo dalla sue emozioni per il sogno realizzato sino ad arrivare a capire i suoi pregi ed i suoi difetti sul campo da gioco.
Cosa hai provato quando sei entrato in campo, per la prima volta, nella gara contro Pesaro.
E’ stata un’emozione unica, venivo da un’estate dura, non avevo trovato ingaggio in una squadra ed ero giù di morale. Quando mi è arrivata la proposta di tesseramento di Pistoia è stato come vedere la luce in fondo al tunnel. La gara con Pesaro mi ha riportato alla mente il ricordo del mio esordio in A2, sempre con Pistoia, contro Scafati. La notte prima del match con Pesaro non sono riuscito a dormire, è stata una grande emozione giocare in Serie A davanti al mio pubblico.
Rientrato negli spogliatoi, come ti sei sentito?
Non mi sembrava vero, era il sogno di una vita che si stava in minima parte realizzando. I compagni sono venuti ad abbracciarmi, sono sempre stati super nei miei confronti, anche nel periodo in cui ero semplicemente aggregato alla squadra mi hanno fatto capire che io lì ci potevo stare.
Cosa ti hanno detto gli amici “della Curva” dopo questo tuo passaggio da tifoso a loro idolo?
Continuano a prendermi in giro come sempre, il rapporto non è cambiato, il clima è sempre quello scherzoso, io scherzo con loro e loro lo fanno con me.
Perché hai scelto di giocare a basket?
Fino alla terza media ho praticato calcio e basket contemporaneamente, poi per motivi di impegni di studio ho dovuto fare una scelta ed ho optato per il basket. Probabilmente un’ispirazione è stato anche mio padre, ex cestista che ha giocato anche a Pistoia, anche se lui non mi ha mai forzato nella mia scelta.
Hai un idolo, un giocatore a cui ti ispiri?
Alessandro Piazza, playmaker attualmente in forza alla Leonis Roma in Serie A2, ma anche Marques Green.
Siete un gruppo così compatto ed affiatato, nonostante le difficoltà, come sembra da fuori?
Non è solo un’impressione da fuori, lo siamo veramente. Spesso capita anche che andiamo a cena insieme. IL gruppo è unito al massimo nonostante le varie difficoltà incontrate nel nostro cammino.
C’è una squadra che temi di affrontare o che vorresti evitare? Tra gli avversari affrontati chi è che ti ha colpito?
Temere direi nessuno, se potessi evitare una squadra allora direi Milano, grandissima squadra. C’è da dire però che è stata la partita più bella da giocare. Tra gli avversari affrontati quelli che mi hanno colpito di più sono stati Pietro Aradori della Virtus Bologna e Nic Moore di Brindisi.
Hai tanta grinta, qual è la cosa che tu ritieni un tuo difetto e come vorresti migliorarlo?
Un mio difetto? Se le cose non vanno bene tendo a non credere in me stesso, vorrei migliorare per cercare di cancellare questi momenti di mancanza di fiducia in me stesso nei momenti no.
Qual è il tuo punto di forza ?
Come punto di forza direi l’energia che metto, sia quando sono sul parquet, sia quando sono in panchina, mi muovo talmente tanto per incitare e caricare i compagni che spesso mi stanco di più che quando gioco.
Da tifoso quale sei stato, quanta energia vi dà il tifo del PalaCarrara?
Il PalaCarrara mette tanta, tanta, tanta, tanta energia. Sei già carico ancor prima di entrare in campo. Il nostro pubblico è totalmente attaccato alla squadra e non ci hanno mai abbandonato nemmeno nei momenti più difficili.
Prima di salutarti, ringraziandoti, ti chiediamo di darci una motivazione per invitare i nostri lettori a seguire la Lega Basket Serie A.
Beh prima di tutto perché è il campionato di basket più importante d’Italia e poi perchè la pallacanestro è un emozione continua, che tu sia a casa sul divano o al palazzetto sei sempre con la tensione massima, in sostanza è spettacolo allo stato puro.