Una notizia tremenda ha sconvolto questo pomeriggio di fine novembre, intorno alle 17 il giornale argentino “El Clarin” ha twittato la notizia della morte di Diego Armando Maradona.
Si è pensato, oppure forse sperato, fosse una Fake News (anche se la fonte era certamente molto seria ed attendibile) così però non è stato, il 2020 ha deciso di portarsi via la leggenda del calcio.
Eternamente in lotta con Pelé per esser considerato il più forte calciatore della storia, Maradona sarebbe morto per arresto cardiocircolatorio all’età di 60 anni.
Immediato il cordoglio di numerose società e di milioni di tifosi che hanno espresso il proprio dolore tramite i vari social.
Nato a Lanus il 30 ottobre 1960 da una famiglia povera, il giovane Diego si mise subito in luce da giovanissimo tanto da esordire a soli 16 anni con l’Argentinos Jrs, squadra con la quale rimase 5 anni prima di passare un anno al Boca Jrs.
Nel 1982/83 lo sbarco in Europa al Barcellona dove, anche a causa di un gravissimo infortunio, non rese al massimo.
La sua esplosione avvenne al Napoli, dove arrivò nella stagione 1984/85, Diego entro subito nel cuore dei tifosi, per non uscirne mai più, grazie al suo talento e alla sua classe che permisero ai partenopei di conquistare un primo storico Scudetto nel 1986/87 (con anche la Coppa Italia) una Coppa Uefa nel 1988/89 ed anche un altro Scudetto nel 1989/90.
La sua storia calcistica con il Napoli si chiuse nel marzo 1991 quando fu trovato positivo all’Antidoping e subì una lunga squalifica.
Le esperienze successive tra Siviglia, Newell’s Old Boy e Boca Jrs non furono certo indimenticabili, la squalifica subita, ancora per positività all’Antidoping, ad Usa94 mise fine alla carriera da calciatore del Pibe de Oro.
Oltre ai club certamente Diego Armando Maradona sarà ricordato per le sue prestazioni in nazionale, a Messico 1986 con la sua classe trascinò l’Argentina alla conquista del titolo.
Indimenticabile la sfida nei quarti di finale contro l’Inghilterra quando Maradona segnò il gol considerato da molti come il più bello di sempre, partendo da metà campo e saltando gli inglesi come birilli ed anche per la famosa “Mano de Dios” ovvero il tocco con il pugno, non visto dalla terna, che permise al “piccolo” Maradona di superare il portiere Shilton in uscita alta.
Non certo dello stesso livello è stata la sua carriera da allenatore che l’ha visto anche sedersi sulla panchina dell’amata Argentina.
Non vogliamo parlare della sua vita fuori dal campo, uno stile che però l’ha portato diverse volta a far stare in ansia i propri tifosi, è di qualche giorno fa la notizia di un’operazione effettuata e riuscita con successo per la rimozione un edema cerebrale.
Diego quindi ci lascia, o forse va semplicemente a trovare quel Dio che gli aveva dato quell’immenso talento, quell’estro che aveva fatto innamorare milioni di tifosi in tutto il mondo e che lo aveva reso una vera e propria divinità agli occhi dei propri tifosi.
Il destino tra l’altro ha voluto accomunarlo ad un altro fenomeno del calcio dotato di genio e sregolatezza, ovvero George Best, morto anche lui il 25 novembre, di quindici anni fa.