Le canzoni raccontano storie, esperienze e sentimenti e, inevitabilmente, cercano ispirazione nella realtà. Molte di queste, infatti, sono ispirate da relazioni e rapporti più o meno intricati. Moltissimi brani che abbiamo ascoltato almeno una volta nella vita, sono nati grazie al contributo (involontario) di persone che hanno scatenato la creatività degli artisti che li hanno scritti. Ecco qualche esempio.
Killing me softly
Stai già canticchiando il ritornello di questa malinconica canzone nella tua testa? “Killing me softly” risulta essere composta da composta da Charles Fox e Norman Gimbel ma è un brano scritto da Lori Lieberman nel 1971. In seguito fu interpretato da Roberta Flack, che lo portò al successo, celebre è anche la cover di Lauryn Hill con i Fugees. Lieberman scrisse la canzone pensando a Don McLean, il celebre autore di “American Pie”. Era un’appassionata della sua musica e rimase molto colpita vedendo la sua esibizione dal vivo con la canzone “Empty Chairs”. Decise, quindi, di descrivere le emozioni provate.
I walk the line
Il celebre brano di Johnny Cash, che ha dato il nome anche al film sulla sua vita, secondo molte persone è dedicato al grande amore della sua vita, June. Non capita di rado che gli artisti abbiano delle “muse” che ispirano più di una loro canzone ma in questo caso, duole dirlo, June ci azzecca poco. Johnny Cash, infatti, scrisse questo brano pensando a Vivian, la sua prima moglie, preso dall’entusiasmo dei primi anni di matrimonio. Era una promessa di fedeltà, considerato che Cash era sempre in giro per i suoi concerti. Spoiler: nonostante le buone intenzioni, la promessa non fu mantenuta.
https://www.youtube.com/watch?v=Lq0fUa0vW_E&ab_channel=Kathirespect
Something
“Something in the way she moves…”, il celebre brano dei Beatles è ispirato ad una delle muse più famose della storia del rock. Si tratta di Pattie Boyd, musa di George Harrison ma anche di Eric Clapton e Ronnie Wood. Almeno 10 canzoni sono state scritte per lei e una di queste è proprio “Something”. Harrison è stato il primo marito di Boyd e nella sua autobiografia ha raccontato che lui scrisse il brano pensando a lei. In seguito, Harrison disse che invece lo aveva scritto pensando ai suoi interessi per la cultura indiana e l’influenza che aveva avuto sulla sua vita, in particolare il dio Krishna. Disse, infatti, che inizialmente “she” era “he”, ovvero lui, ma decise di cambiarlo per non essere considerato gay.
Go on your own way
In molti casi, le canzoni si rivelano terapeutiche per chi le scrive, soprattutto quando bisogna fare i conti con la fine di una storia d’amore. Una delle relazioni più complesse e chiacchierate alla fine degli anni Settanta è stata quella tra Lindsey Buckingham e Stevie Nicks. Il chitarrista scrisse il brano, uscito nell’undicesimo album dei Fleetwood Mac, “Rumors”, pensando proprio al suo rapporto con Nicks. Le parti vennero registrate separatamente e poi unite in seguito, tanto per capire quanto fosse rilassata l’atmosfera. In generale, “Rumors” fu un album particolarmente travagliato proprio per via dei rapporti tra i vari membri del gruppo. Oltre alla rottura tra Buckingham e Nicks ci fu anche il divorzio tra Christine Perfect e John McVie. Come se non bastasse, proprio in quel periodo Mick Fleetwood scoprì che la moglie, Jenny Boyd, lo tradiva col suo migliore amico. Il nome vi suona familiare? Si tratta della sorella della già citata musa ispiratrice, Pattie Boyd.
Wild Horses
Si tratta di uno dei brani più malinconici dei Rolling Stones e, notoriamente, è una dedica d’amore di Mick Jagger a Marianne Faithfull. La cantante rischiò di morire di overdose nel 1969 ed a questo fa riferimento uno dei versi della canzone, scritta da Jagger dopo la fine della loro relazione. Inizialmente “Wild Horses” era stata pensata da Keith Richards come una ninnananna da dedicare al figlio Marlon, che allora aveva due mesi, del quale sentiva molto la mancanza per via dei lunghi tour lontano da lui.
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