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Adam Carpet: “Adam Carpet”. La Recensione

Concepito totalmente con la parte vocale mancante, l’album degli Adam Carpet è uno dei pochi esponenti del post rock italiano al momento. Integralmente strumentale, si presenta come un omogeneo racconto di dieci brani ognuno con il proprio carattere, ma allo stesso tempo legati geneticamente ad ogni parte del disco. Le session di “Adam Carpet” potrebbero rientrare in quel genere che ultimamente viene definito da soundtrack, ma che dovrà necessariamente raccontare le scene di un film ambientato nei grigiori della società post-industriale. L’esordio di “Carpet” presenta il carattere del disco, pienamente post rock, con qualche momento quasi noise, temporeggiando con del rock a tratti elettronico al fine di darci una bella presentazione. “Manmasquerade” è una pesante session di batterie, alternate con attimi synthetici, sfociando pienamente nel noise, genere tanto amato dai colleghi losangelini corrispondenti Health che hanno fatto delle distorsioni musicali un marchio di fabbrica. “Carlabruni?” e “I Pusinanti” sono i brani più melodici dell’album, e strizzano l’occhio ai colleghi Ratatat, non per lo strumentale continuo, ma per delle piccole differenze elettroniche appena percepite.

Adam Carpet
Adam Carpet

Le atmosfere cupe aprono la seconda parte del disco: “Human Crossing” è il passaggio industrial della formazione, che cerca di sviluppare il piccolo capriccio garage, “The National Anthem” dei Radiohead sembra latente in “Cowgirl In The Shower“, e un po’ di basso tooliano rivive in “Babi Yar“.
Inevitabili i paragoni internazionali del tutto lanciati in maniera positiva, un’internazionalità notoriamente più evoluta rispetto all’ancora aspro panorama post rock italiano, che negli Adam Carpet sembra proporsi in meglio, con grandi aspettative per il futuro. “Jazz Hammered” è impreziosita da infiniti feedback, che accompagnano continuamente un brano che sembra presentarsi come un vero e proprio inno rock, smentito dalle distorsioni che lo rendono quasi totalmente un inno al noise. La conclusione del disco è tutta rock, e sembra quasi privata di una parte vocale in precedenza esistente, ma che in realtà non è stata volutamente concepita.

Sebbene si presenti come un prodotto del tutto innovativo per l’attuale panorama discografico italiano, gli Adam Carpet propongono con una certa raffinatezza il noise nato negli anni 80. Seppur dall’impronta post rock, almeno ad un primo ascolto sembrano collocarsi nella microcamera di quelle avanguardie cominciate poco più di 30 anni fa, e che ancora oggi sperimentano al fine di rendere il genere sempre più nuovo, e vi stiamo parlando di nuovo del noise. Uno strumentale convenzionale non avrà lo stesso fascino di un prodotto frutto di sperimentazioni e di distorsioni sempre trattate con armonia per arrivare ad una piacevole melodia. Non è competenza di tutti concepire cose del genere e per cose s’intende musica da chi di musica ne capisce.

Adam Carpet - Adam Carpet - Artwork
Adam Carpet – Adam Carpet – Artwork

L’elegante manifattura di un disco strumentale sta nel rendere il discorso musicale vivo e non monotono, la sapienza risiede nel plasmare l’essenza del rock per renderlo semplice viaggio tra le esigenze di un nuovo modo di fare musica. Il racconto di un album come “Adam Carpet” viene reso interessante perché privo di parole, ma ricco di impressioni musicali che sembrano raccontare ancor meglio la storia che vive nella creatività artistica di musicisti tutt’altro che novellini della scena musicale. Un buon disco, una buona compagnia, ma soprattutto una grande dimostrazione di virtù, che attualmente in maniera sempre più scontata sembra passare inosservata.
Un oceano di generi e di espressioni melodiche, un buon compromesso sperimentale e di sicuro un grande trampolino per distribuire ai padiglioni dei miscredenti un genere tanto nuovo tanto veterano nel panorama internazionale. Una formazione con doppia batteria doppio basso una chitarra e un synth, al quale va il merito di un album come questo. Diego Galeri, Alessandro Deidda, Edoardo “Double t” Barbosa, Giovanni Calella e Silvia Ottanà da oggi per voi saranno gli Adam Carpet.

 

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Un oceano di generi e di espressioni melodiche, un buon compromesso sperimentale e di sicuro un grande trampolino per distribuire ai padiglioni dei miscredenti un genere tanto nuovo tanto veterano nel panorama internazionale.

PANORAMICA RECENSIONE

Voto Melodicamente

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Lo studio del pianoforte avvicina il suo cuore alla musica in tenera età facendole sviluppare presto una passione per tutta la musica esistente. Appassionata di musica strumentale è una biologa prestata alla critica musicale. Amante dell'indierock, la sua unica certezza i Radiohead. La musica, l'evoluzione e i numeri la sue passioni.
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